ROMA - Un'economia ternamente convalescente dalla crisi e imprenditori e consumatori che fanno piu' attenzione al portafoglio. Sembra questo il 'mix' di condizioni che hanno determinato, nel 2010, una visibile frenata del fenomeno dei protesti rispetto all'anno precedente e che ha fatto fermare il conto delle promesse non onorate alla cifra di poco piu' di 3,8 miliardi di euro, contro i quasi 4,5 del 2009.

In termini relativi - secondo un'analisi sull'andamento dei protesti levati nelle province italiane nel corso del 2010, in base ai dati elaborati da InfoCamere per conto di Unioncamere - nei dodici mesi dello scorso anno i protesti levati nelle province italiane si sono ridotti complessivamente del 7,2% nel numero e del 14,7% in valore.

La diminuzione ha riguardato tutte le tipologie di 'paghero'': dagli assegni alle cambiali alle tratte. In particolare, gli assegni sono diminuiti del 16,5% nel numero e di quasi il 22% nell'importo (il valore medio e' diminuito del 6%). Indicatori con il segno meno anche per le cambiali a vuoto che hanno visto ridursi sia il loro numero del 2,6% che il valore medio (-3,5%), con il risultato che i 'paghero'' rimasti sulla carta hanno registrato una riduzione del 5,9% rispetto al 2009, per un controvalore totale di poco superiore al miliardo e 850 milioni di euro contro i quasi 2 miliardi dello scorso anno.

In diminuzione anche le tratte, strumento di pagamento residuale ma ancora in uso nel mondo degli affari: il numero di quelle non incassate nei dodici mesi del 2010 e' diminuito del 15,7%, cosi' come il loro valore totale sceso del 3,5% mentre e' aumentato del 14% il loro importo medio.

Lazio, Lombardia e Campania sono le regioni dove nel 2010, in valore assoluto si sono concentrate maggiormente le mancate promesse di pagamento, con un monte di scoperto pari, rispettivamente, a 748, 736 e 546 milioni di euro. La Lombardia balza in testa alla classifica se si guarda invece al numero di effetti complessivamente protestati, quasi 230mila, seguita dalla coppia Lazio e Campania rispettivamente con 220mila e 198mila.

La graduatoria cambia se si prende in considerazione il valore medio delle 'bufale': il conto piu' salato lo presentano in Trentino-Alto Adige, con protesti che valgono in media di 3.980 euro contro una media nazionale di 2.774 euro. Seguono i veneti e i laziali che, rispettivamente, hanno firmato impegni del valore medio di 3.494 e 3.403 euro.

E' invece la Valle d'Aosta, dove pero' i titoli non pagati sono poco diffusi, la medaglia della regione piu' virtuosa del 2010: i protesti levati rispetto al 2009 diminuiscono di un quarto (-24,9%) in termini di numero e di quasi il 67% in valore. Piu' staccato risulta essere il Trentino Alto Adige con una riduzione nel numero degli effetti levati pari al 14,9% seguito dalla Campania dove il numero dei protesti e' sceso dell'11,1%.

Unica regione in controtendenza rispetto all'andamento medio nazionale e' l'Umbria: nel 'cuore verde d'Italia' nel 2010 si evidenzia un incremento del numero dei titoli protestati di oltre il 3%.

Rispetto delle scadenze, i piu' refrattari appaiono i romani, i milanesi ed i napoletani, che concentrano il numero ed i valori provinciali piu' elevati nel periodo: in queste 3 province si concentra oltre un terzo (33,6%) di tutto l'insoluto nazionale del periodo. A Belluno e Rieti va invece il primato dei meno indebitati. A Viterbo e Trento vivono invece quelli che mediamente rifilano le 'bufale' piu' salate: oltre 5mila euro i valori medi dei titoli complessivamente protestati.
 

Condividi