Crisi/ Non c’è pace tra Cgil e Cisl: Bravi risponde a Sbarra
di Antonio Torrelli -
PERUGIA - Nuovi modelli, adeguamento al mercato e intervento del governo per il rilancio dell’economica regionale. Questi alcuni dei punti rilanciati ieri dal segretario di Cisl Umbria, Ulderico Sbarra, nel corso di un’intervista rilasciata ad un quotidiano locale.
Spunti e riflessioni su cui oggi è tornato a parlare anche il segretario di Cgil Umbria Mario Bravi, che si dice “sconcertato rispetto a prese di posizione che non tengono minimamente conto dei segnali unitari lanciati dal nostro sindacato in vista dello sciopero generale del 6 maggio”.
Nella contro-risposta di Bravi alla Cisl ci sono tre questioni fondamentali. La prima è rappresentata dal famigerato “modello Marchionne”, considerato dal segretario Cgil “non solo ingiusto dal punto di vista democratico, ma anche inutile e inapplicabile al sistema della piccola e media impresa dell’Umbria”. E ancora. “Con l’apertura del Cisl al governo -aggiunge Brvi- si mette a dura prova il concetto stesso di democrazia sindacale, un valore a cui la Cgil non vuole rinunciare e che, per il la tutela dei lavoratori, non può essere aggirato”. In questo caso Bravi fa esplicito riferimento al piano di rilancio elaborato dalla Cisl sulla vertenza Merloni, un documento che verrà consegnato al ministro Sacconi nel corso di un seminario a Terni previsto il 14 aprile.
“E la vertenza -si chiede ironicamente Bravi- che fine fa?”.
In ultima analisi c’è anche la critica rispetto ad una visione dell’Umbria come “isola a se stante”. “Non lo è affatto -sottolinea Bravi- e i numeri degli ultimi mesi ci danno ragione”.
Meno 9 per cento rispetto alla media nazionale per quanto riguarda salari e pensioni, 80 per cento di assunzioni precarie su tutto il territorio regionale e aumento della cassa integrazione che tra febbraio e marzo 2011 toccherà, secondo le stime, una quota compresa tra i 14 mila e i 15 mila soggetti coinvolti.
“Non è dunque necessaria una risposta ferma e dura a tutto questo?”, si domanda Bravi pensando già alla sfida del 6 maggio. “Con lo sciopero generale di otto ore -conclude il segretario- intendiamo dire ‘no’ ad una posizione si subalternità rispetto al governo e ‘no’ al modello Marchionne”.
Intanto, sempre per il 14 aprile, è previsto un incontro con le forze di centro-sinistra per discutere dell’appuntamento del 6 maggio, dove, in quella sede, la Cgil cercherà una risposta concreta per ottenere un chiaro sostegno in favore dei lavoratori.

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