di Antonio Torrelli

PERUGIA - In Umbria solo uno su cinque è assunto a tempo indeterminato. Un dato molto basso che in termini di precentuale si pone al 20 per cento. Il restante 80, infatti, è la triste rappresentazione del popolo dei precari con contratto a tempo determinato.

Per questo anche a Perugia, come nelle altre 39 piazze italiane, oggi ha preso forma la mobilitazione dei precari, scesi in Piazza Matteotti per ribadire che “Il nostro tempo è adesso”.

Una fotopoetizione per scandire i motivi della protesta: riunificare il mercato del lavoro e restituire centralità ai rapporti di lavoro a tempo indeterminato, prima di tutto, senza dimenticare la necessità di estendere gli ammortizzatori sociali a chi oggi non li ha e offrire un futuro pensionistico ai giovani, garantendo loro prestazioni non inferiori al 60% dell’ultima retribuzione.

Concetti fondamentali che l’Udu di Perugia e la Rete degli studenti Medi hanno rimarcato dal cuore della città con tanto di gazebo e macchina fotografica. Accanto ai rappresentati Leonardo Esposito e Tiziano Scricciolo, c’erano anche Graziano Sampaolo, segretario generale di Nidil-Cgil, e Mario Bravi, segretario generale Cgil-Umbria, che hanno fatto il punto della situazione su precarietà e stato dell’occupazione a livello regionale.

Secondo i dati raccolti dall’Inps (fonte 2009), nella sola Perugia ci sono 1391 soggetti con contratto a progetto tra i 25 e i 29 anni a cui fanno seguito altri 1266 tra i 30 e i 34 e 869 tra i 35 e i 39. Nel tifernate a soffrire di più è la fascia tra i 30 e i 34anni  con 107 co.co.pro; per la prima e per la terza si contano rispettivamente 84 e 81 lavoratori con contratto a progetto. Più equilibrata, ma non meno difficile, la situazione di Terni. In ordine crescente per i tre gruppi ci sono 522, 552 e 508 co.co.pro.

“Questi sono dati che esprimo una realtà estremamente difficile per migliaia di giovani che hanno deciso di restare -afferma Sampaolo-, per questo è un dovere morale raccogliere l’appello lanciato a marzo dalle diverse realtà del mondo giovanile e del lavoro frammentario”. Che a conti fatti rappresentano il futuro del Paese e, allo stesso tempo, una parte importante del difficile mondo del lavoro ancora attanagliato dalla crisi.

“Non è affatto vero che l’Italia ne è uscita completamente -sottolinea Bravi- e a domostrarlo sono i nuovi numeri di febbraio e marzo 2011 che si pongono in controtendenza rispetto all'ultimo periodo del 2010”. Un esercito di 14mila cassaintegrati (di cui 8mila a zero ore) calcolati due mesi fa e in netto aumento rispetto al trimestre settembre-dicembre del 2010. Cifre pesanti che, secondo Bravi, arriverebbero perfino a toccare quota 15mila nel mese di marzo.

“Il tema del lavoro a tempo indeterminato deve tornare ad essere centrale nel dibattito attuale-conclude Bravi-, proseguendo, ma puntando sempre più in alto, con politiche che favoriscano gli incentivi e le agevolazioni per le poche imprese che ancora oggi hanno il coraggio di garantire un contratto di lavoro senza vincoli di scadenza”.

 

 

 

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