UniPg/ Chiodini: "Scissione Udu è clamoroso assist al centro-destra umbro"
di Giacomo Chiodini, coordinatore Udu Perugia negli anni 2005/2007 -
PERUGIA - Il pluralismo nelle associazioni universitarie è sempre stato un tema difficile da gestire. I partiti e le loro organizzazioni giovanili; i baroni e le lobby del mondo accademico; i sindacati e i presidi di facoltà sono sempre stati molto interessati ad influenzare la linea di questi dinamici motori di aggregazione ed impegno studentesco. L'assetto di autogoverno di cui gode l'università dà corpo ad una lotta democratica per il controllo degli organi d'ateneo che coinvolge tutti i corpi sociali presenti nell'accademia: i docenti, il personale tecnico amministrativo, i ricercatori e gli studenti. Questi ultimi in particolare sono parte attiva nel consiglio di amministrazione, nel senato accademico e sono anche corpo elettorale nelle votazioni del rettore. Un potere reale – anche se ovviamente marginale rispetto ai docenti – che li porta ad essere oggetto di attenzioni particolari da parte di chi concorre al governo dell'ateneo.
I partiti, tutti, hanno sempre provato ad inserirsi. Lo hanno fatto spesso anche tramite l'associazionismo universitario, utilizzando in questo contesto – per ovvie ragioni – le proprie organizzazioni giovanili. Storicamente la sinistra, che in Umbria ha sempre governato quasi tutto, ci ha puntato di meno; la destra molto di più. I giovani del centrodestra riuscirono ad avere un vero e proprio monopolio del consenso alle elezioni studentesche degli anni 2000 e 2002. Un presenza quasi esclusiva politico costruita attorno a poche selezionate sigle: Universitas, vicina a Comunione e Liberazione; Idee in Movimento, creata dal nulla da Luca Briziarelli, ora assessore a Passignano sul Trasimeno, e legata a Forza Italia; Alleanza universitaria, emanazione di Fuan/An.
Vale la pena fare un po' di cronistoria, anche per dimostrare come la recente scissione in seno all'Udu sia un notevole passo indietro per la sinistra umbra ed in particolare per quella perugina, sia essa democratica o più radicale. Nelle elezioni studentesche del 2002 Sinistra universitaria - Udu, sigla nata a metà degli anni Novanta anche grazie all'allora giovanissimo Andrea Cernicchi, andò malissimo. Un problema di ricambio generazionale ne aveva fiaccato la capacità organizzativa: Su - Udu si ritrovò con appena un pugno di consiglieri nel “parlamentino degli studenti” e con una posizione pressoché ininfluente in Consiglio di amministrazione ed in Senato accademico. L'allora Sinistra giovanile (Sg), emanazione under30 dei Democratici di Sinistra, elaborò un piano per prendere il controllo dell'associazione, da diversi anni in mano a giovani non legati al partito, e riportarla ad essere competitiva. Competitiva anche rispetto ai concorrenti dello stesso schieramento, Altra Sinistra (vicina a Rifondazione comunista), che proprio quell'anno aveva goduto di una buona crescita di consensi. Il piano Sg prevedeva un impegno a 360 gradi in Su - Udu di due propri militanti che avevano dato buona prova di sé nella giovanile e nel partito: Giacomo Leonelli e Giacomo Pilia.
I due si muovevano su un terreno favorevole dal punto di vista della leadership dell'associazione, molto indebolita dopo lo schiaffo elettorale di dicembre 2002. La linea Sg vinse facilmente il congresso – che ai tempi si giocava su poche decine di tessere – e Leonelli divenne coordinatore. Gli attivisti non partiticizzati non uscirono dall'associazione ma portarono avanti una serrata opposizione interna, ottenendo anche riconoscimenti importanti come la candidatura del loro principale esponente, l'ex coordinatore Michele Olivelli, al Consiglio nazionale degli studenti universitari (Cnsu). Olivelli non fu eletto ma l'associazione ottenne un buon risultato percentuale. La conflittualità tra partiticizzati e anti partito crebbe quando nel 2004 Leonelli divenne consigliere comunale a Perugia nella lista dei Democratici di Sinistra. Questo rendeva esplicita un'appartenenza politico/partitica della guida dell'associazione. La minoranza, molto debole in verità, si spaccò. Alcuni, pochi, uscirono; altri rimasero ottenendo rassicurazioni sul fatto che Leonelli, dopo le elezioni universitarie di dicembre, avrebbe passato la mano con un congresso. Le elezioni 2004, gestite da Leonelli, determinarono una sorta di resurrezione di Sinistra universitaria - Udu che ottenne 10 consiglieri su 30, un senatore accademico ed un consigliere d'amministrazione.
Il congresso, fatto nella primavera del 2005, fu anche questo giocato su pochi iscritti. Venne eletto coordinatore il sottoscritto (Giacomo Chiodini, nda) con una linea che provava a sganciarsi dalla Sinistra giovanile e da piazza della Repubblica per favorire un dialogo con la Cgil. In pratica si passava ad essere un sindacato studentesco anziché un'associazione studentesca politicizzata. Rimaneva, quasi per nostalgia collettiva, il nome Sinistra universitaria – Udu ma sarebbe stato più corretto chiamarla Udu e basta. L'Unione degli universitari (Udu) era ed è un sindacato nazionale affiliato alla Cgil, con un coordinatore nazionale che tutt'ora ha gli uffici a Roma poco lontano da quelli della segreteria nazionale. Gli allora responsabili Cgil (Manlio Mariotti, Mario Bravi e – soprattutto – Amedeo Zupi) furono contenti di avere qualche giovane in più che frequentava via del Macello a Perugia. Per Su - Udu finiva invece una diatriba vecchia, tutta giocata sul partito di riferimento. In Cgil i partiti di sinistra erano tutti ben rappresentati e questa pluralità della "casa madre" non poteva che emanarsi anche sull'associazione che continuò a crescere fino a raggiungere alle elezioni 2006 12 consiglieri su 30 al Consiglio degli studenti; la maggioranza assoluta e la presidenza dell'istituenda Commissione Adisu; un numero di tesserati superiore a 150. Su - Udu divenne pure determinante nell'elezione del Rettore Francesco Bistoni, con forti scossoni rispetto alla linea adottata: quella di una trattativa sindacale, sulla scia di quello che avevano già fatto "i grandi" della Cgil, con lo stesso Magnifico uscente. Si era finalmente rotto il monopolio di centrodestra nelle associazioni universitarie, anche in merito al dialogo privilegiato che queste avevano con Palazzo della Murena.
Da allora ad oggi Su - Udu è continuata a crescere, fino ad eleggere il presidente degli studenti dell'università nel 2008, Amabile Fazio. Un obiettivo impensabile fino ad un decennio fa, frutto di un lavoro collettivo fatto salvaguardando la pluralità politica e gestito sotto la regia sapiente di Sarah Bistocchi e Tommaso Bori, alla guida alternativamente tra il 2006 e il 2008, e poi ancora con Leonardo Esposito fino ad oggi.
Ora la scissione – senza entrare nel merito perché non ho più l'età per farlo – è motivo di gioia solo per chi guida le associazioni di centrodestra: ben sapendo che questo batti e ribatti tra ex e non ex rappresenta probabilmente la fine di una stagione malgrado tutto positiva. Un periodo dove l'Udu, che partiva subendo l'influenza delle giovanili di partito, era arrivata addirittura ad influenzarne a sua volta i dibattiti interni, facendo in particolare pesare un numero di militanti attivi che altre organizzazioni generazionali non avevano.
Su Tommaso Bori, tirato in ballo più volte in maniera strumentale, posso solo dire che è una delle menti più lucide degli under30 di centrosinistra dell'Umbria. La stragrande maggioranza dei successi di questi anni sono attribuibili proprio a lui, fin dalla fondazione della Rete degli studenti medi. Sigla che tutt'ora nelle scuole superiori appare come l'unica realtà in grado di aprire concretamente ad una partecipazione civile e politica dei teenager.
In conclusione, sulla scissione dell'Udu Perugia e sul dibattito che ne è seguito posso solo avvertire il peso preponderante di incomprensioni più personali che politiche. Un dato che rende ancora più sgradevole la cornice in cui sta maturando questo clamoroso assist ai giovani di centrodestra della nostra regione. La speranza è che vi siano spiragli per un dialogo tra le parti ed una pronta riappacificazione.

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