PERUGIA – Intervenendo in aula cercando di attenuare i toni della polemica, la presidente della Giunta regionale, Catiuscia Marini, ha provato a tenere incollata una maggioranza che era sul punto si spaccarsi sulla questione termovalorizzatore, ma il suo sforzo non è riuscito. Cerchiamo di capire perché.

''L'Umbria - aveva infatti assicurato sin da subito, a sottolineare la non urgenza del provvedimento - non e' in una situazione di emergenza ma, anzi, anni addietro ha contribuito a risolvere problemi di altre regioni italiane. Il tema e' mettere l'Umbria in condizione di salvaguardare, come dettano le indicazioni a livello europeo, il proprio sistema ed evitare future emergenze''.

La presidente batteva, infatti, più che altro sul tema della raccolta differenziata come punto dirimente, aggiungendo: “Questa legislatura dovra' essere quella dell'attuazione di alcune scelte del piano rifiuti che non sono state attuate in precedenza. La giunta – faceva anche rilevare - non e' stata ambigua sul tema della raccolta differenziata, che non puo' dipendere esclusivamente dagli incentivi contenuti nel bilancio regionale. Gli atti della giunta intendono accelerare non solo l'obiettivo di superare il 50% di differenziata ma anche la crescita annuale, comune per comune, di questo tipo di raccolta. Su questo punto, non ci sono ombre: e' il punto centrale''.

E venendo all’oggetto del contendere non poteva essere più chiara quando considerava che ''la giunta non sposa soluzioni a priori, ma la scelta – aggiungeva - si puo' fare solo se si mettono sul tavolo delle ipotesi. Il Dap parla di uno studio di fattibilita' su come realizzare l'impianto, dove farlo e come finanziarlo, ma – sottolineava non a caso - questa scelta non dipende dalla giunta ma dagli Ati: l'emendamento della giunta, e nello specifico il suo comma 2, dice che lo studio di fattibilita' dev'essere a disposizione dell'Ati e poi della Regione prima possibile, per poi fare le scelte che servono. Questo emendamento la giunta intende salvaguardare anche in aula''.
Era coerente, quindi, dopo questo intervento, la richiesta formulata dal capogruppo del Prc Stufara di 10' di sospensione della seduta, richiesta accolta dal presidente Brega. L’intento di Stufara, che parlava anche a nome dell’Idv, era quello di dare continuità alle considerazioni della governatrice puntando alla ricerca di una qualche forma di “compromesso, che salvasse capra e cavoli. Ovvero di addivenire ad una conclusione che permettesse alla fin fine alla maggioranza di chiudere il dibattito con una posizione unitaria. Tentativo respinto alla ripresa dei lavori dal capogruppo del Pd, Renato Locchi, che rigettava definitivamente questa possibilità.
“Il Pd – dichiarava – non accetta prevaricazioni”, chiudendo con ciò definitivamente il piccolo spiraglio che si era appena aperto per una possibile votazione di tutto il centro sinistra sul collegato.
''C'e' una fase – sosteneva anche Locchi - da tenere sotto osservazione, che non ci convince: il tempo dei partiti di lotta e di governo e' alle spalle, e' il tempo delle responsabilita'. L'unita' della coalizione richiede umilta', senza pero' subire ne' prevaricazioni ne' diritti di veto. Oggi si e' passato il segno, se ricordiamo anche la discussione sul Dap. Il sostegno alla giunta ed alla sua presidente lo si realizzi all'interno della coalizione, non con affermazioni altisonanti''.
Una posizione fortemente rigida, come si vede, che secondo non pochi osservatori pareva mossa nel tentativo non troppo nascosto di mettere in difficoltà in primo luogo proprio la stessa governatrice. La ragione non del tutto chiara, ma forse non è estranea la sua ostinazione di mantenere nelle proprie mani la delega alla sanità lasciata da Riommi a seguito delle ben note vicende di “sanitopoli”, che non hanno comunque minimamente toccato personalmente l’ex assessore, che potrebbe aver deluso le aspettative di chi notoriamente aspira, neppure tanto nascostamente, a raccogliere l’eredità lasciata dal consigliere folignate.
 

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