Crisi e Lavoro/ Bianchi (Prc): “I confronti escano dalle mura accademiche”
di Paola Bianchi, Comitato politico regionale Prc-Umbria -
PERUGIA - Lunedì 14 marzo 2011, presso l'Aula 3 della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Perugia, per il ciclo di seminari dal titolo “I beni comuni” (all'interno del corso di Istituzioni di Diritto Privato), è stato affrontato il tema: “Il lavoro è un bene comune?”. Relatore principale il prof. Adalgiso Amendola (Università di Salerno) esponente della "scuola biopolitica e del capitalismo cognitivo" (i cui contributi di analisi sono reperibili sul sito di UniNomade 2.0 - http://uninomade.org/). Erano previste la proiezione di una video-inchiesta agli operai organizzati in picchetti davanti a due fabbriche (Emu ed Iverplast) di Marsciano realizzata (a cura del V.A.G.I. - Video Audio Grafiche Inchieste -Perugia), in occasione dello sciopero del 28 gennaio scorso dal "movimento student* e precar*" e un' inchiesta su tirocini e stage nell’Università di Perugia.
La video-inchiesta non è stata fruibile per cause tecniche.
Prescindendo da un bilancio sul seminario e dalle risposte emerse con riferimento al quesito principale posto come tema (se il lavoro possa essere considerato un "bene comune") - compito questo che lasciamo agli organizzatori del seminario - intendiamo qui di seguito proporre le nostre valutazioni su alcune questioni per noi rilevanti e qualche elemento di riflessione e proposta.
L'inchiesta sui tirocini è stata interessante, documentata e ricca di spunti. Ha ben rappresentato la precarietà diffusa degli studenti e dei laureandi, il loro difficile e complicato rapporto con l'accesso al mondo del lavoro, della conoscenza e dei servizi. Ad un primo approccio ci sembra di poter dire che la loro situazione non presenta differenze qualitative dalla condizione (che conosciamo molto bene) vissuta dai coetanei che si avvicinano alla produzione materiale, alla cosiddetta "fabbrica".
Meno convincente l'approccio all'accordo di Pomigliano e soprattutto all'accordo di Mirafiori dove la strategia Marchionne dispiega tutto il suo potenziale reazionario. Nella relazione introduttiva alla video-inchiesta si sostiene, invero, che nei su menzionati luoghi di produzione (Iverplast ed Emu) operi già da tempo il modello "Marchionne". Diversamente, a nostro parere, il cd "modello Marchionne", pur raccogliendo e sistematizzando tutti quegli attacchi che nei vari luoghi di lavoro già da anni vengono quotidianamente portati ai lavoratori, non solo li codifica in un “ contratto”, non solo trasferisce ulteriori elementi di precarizzazione dalla società alla fabbrica, ma si configura come un salto di qualità ideologico, come un nuovo paradigma socio/produttivo, laddove violando ogni legge e ogni norma dello Stato e ogni precedente patto sociale, sopprime ogni libertà democratica, ogni diritto, cooptando i sindacati che accettano quelle regole, nella catena di comando della fabbrica.
L' utilizzo sinergico degli standard e dei protocolli più sofisticati di sfruttamento ergonomico dell'operaio, che da soggetto diviene semplice appendice (oggetto) della macchina o dell'impianto concatenato, prefigurano problematiche del tutto nuove nella tutela e nelle possibili rivendicazioni dirittuali dei nuovi schiavi.
Con riferimento specifico all'intervento del Prof. Amendola (peraltro pregevole dal punto di vista della chiarezza espositiva) , tre punti in particolare destano in noi qualche perplessità.
In primo luogo, è rimasto inevaso un quesito, proposto nel corso del dibattito, in merito all'approccio della cd. “messa a valore” di ogni aspetto della vita (fondamento della biopolitica). Occorre indubbiamente continuare la discussione su questo tema, fuori dagli schemi accademici e dai limiti organizzativi e temporali del seminario. A nostro avviso, il concetto di "messa a valore", pur essendo evocativo, pur appartenendo ad una narrazione (la cd "biopolitica") affascinante e per certi versi vera, non possiede - per come viene rappresentato - i caratteri scientifici capaci di spiegare il reale meccanismo che sottende: soprattutto dove e come scaturisce il plusvalore, che è l'obbiettivo finale del capitalista o del sistema di riferimento. Più semplicemente ...opera o no la marxiana legge del “valore”?
Altra questione posta che, per come è stata formulata, a nostro avviso merita un approfondimento della discussione, è quella del "Reddito di Cittadinanza o di Esistenza". Non è sempre ben chiaro se, per il docente, esso rappresenti un mezzo o un fine; per noi, più appropriatamente, esso dovrebbe rappresentare semmai un percorso capace di far saltare gli equilibri sociali del capitalismo.
Infine, pur condividendo molto il ragionamento sull'unificazione dei percorsi di lotta dei vari spezzoni di società a vario titolo aggrediti e "malmenati" dalla crisi, ci sembra che la cd. “coalizione” (spontanea, se abbiamo capito bene) proposta da professor Amendola, non possa essere lasciata al suo destino, ma debba essere trasformata in un potente movimento organizzato, sempreché le soggettività politiche che la animano siano in grado di superare obsolete barriere politico-ideologiche, se non addirittura identitarie.
Segnatamente, crediamo che ci sia lo spazio per un “intellettuale collettivo” capace di raccogliere quanto di buono è stato prodotto anche in anni recenti da ogni area della sinistra anticapitalista.
Di ciò dobbiamo assolutamente discutere. La crisi ci sta spingendo sulla stessa strada. E' innegabile che una nuova sensibilità unitaria stia crescendo a partire dai luoghi del lavoro e del non lavoro, del precariato, sia cognitivo che più direttamente “materiale”. E' una richiesta alla quale, a nostro avviso, non ci possiamo sottrarre.
La nostra proposta come Rifondazione Comunista - partito che ritiene ancora centrale la questione del conflitto capitale/lavoro - è di incontrarci al più presto, per provare a discutere meglio e più approfonditamente delle grandi questioni citate, al fine di accorciare le distanze che ci separano, per poter dare risposte giuste e condivise ai settori di società in lotta che rappresentiamo e di cui portiamo la responsabilità.
A tale proposta accompagniamo l' auspicio che eventuali prossimi incontri/dibattiti siano costruiti insieme - con un reciproco riconoscimento e una gestione sin dal principio condivisa - per concordarne l'impianto in modo da permettere un reale confronto; ciò con il dichiarato obiettivo, auspichiamo condiviso, di produrre rapidamente una serie di proposte molto concrete e praticabili in grado di unificare le lotte e i movimenti, superando ogni eventuale inclinazione all'accademismo e al settarismo




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