PERUGIA - Venerdì 18 marzo in CGIL a Perugia si sono riunite le bidelle – cuoche interinali del Comune.
Alla riunione hanno preso parte il segretario generale della Camera del Lavoro, Vincenzo Sgalla, la segretaria provinciale della Funzione Pubblica, Patrizia Mancini, il segretario generale del Nidil-Cgil Graziano Sampaolo e Annalena Stocchi, delegata delle bidelle-cuoche.

Ancora una volta le lavoratrici hanno ribadito la loro contrarietà all’esternalizzazione del servizio mensa che il comune ha proposto. Primo, perché dopo anni di precariato vedono svanire la possibilità di un lavoro sicuro e secondo, perché dovrebbero lavorare con aziende private che, come molte di loro hanno già sperimentato in passato, non offrono le garanzie di uno stipendio adeguato, come d’altronde è emerso dall’ordine del giorno approvato dalla terza commissione consiliare.

La Cgil provinciale, la Funzione Pubblica Cgil, il Nidil Cgil ribadiscono dunque la loro contrarietà al percorso di esternalizzazione avviato dal Comune di Perugia, come già dichiarato ufficialmente nell'ultimo incontro con l'assessore, ed insieme alle cuoche si riservano di mettere in campo azioni volte a tenere alta l’attenzione dell’amministrazione e della cittadinanza tutta sul futuro e sulla qualità del servizio.

E' necessario innanzitutto chiarire cosa intende fare l'Amministrazione comunale.

Per la Cgil e le categorie sopra citate, il percorso di stabilizzazione delle attuali 40 bidelle cuoche Interinali con contratto diretto del Comune è senza dubbio la via maestra. Qualsiasi soluzione diversa dovrà essere oggetto di confronto preventivo tra le parti, come previsto anche nell'accordo sottoscritto con il Comune in sede di programmazione finanziaria 2011/2013.

La Cgil di Perugia chiede inoltre di garantire il servizio mensa delle scuole di Perugia ad un livello di eccellenza come è attualmente, tranne in alcuni casi, vedi la mensa esternalizzata di San Sisto.

Infine, la Cgil di Perugia, Fp-Cgil e Nidil ribadiscono che la dignità delle lavoratrici non deve essere svenduta per fare cassa e che il lavoro deve avere un prezzo equo che permetta di continuare a vivere in maniera tranquilla e mantenere la propria famiglia.
 

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