PERUGIA - “La decisione della Meraklon di Fiorletta di cessare le attività produttive e la concreta minaccia di procedere al licenziamento di tutti i lavoratori impiegati nello stabilimento segna un salto di qualità nella crisi della chimica, che potrà essere risolta positivamente da un pari salto di qualità del conflitto sociale, esacerbato in tutto il paese dalle scelte delle destre, della Confindustria e del sindacalismo collaborazionista”.
Lo afferma, Damiano Stufara presidente gruppo PrcRC-FdS, che denuncia come alla Meraklon di Terni si stia consumando l'ultimo in ordine di tempo di una serie di ricatti, con licenziamenti punitivi, “a seguito del blocco delle portinerie coraggiosamente attuato dai lavoratori, la cui colpa per la direzione aziendale sarebbe quella di non aver accettato di andare in cassa integrazione per un anno in presenza di commesse a non finire”.

Stufara a nome del suo partito “condanna il ricatto perpetrato da Fiorletta ed esprime il proprio pieno sostegno ai lavoratori del Polo Chimico in lotta”, auspicando una generale mobilitazione delle forze vive del lavoro, delle istituzioni, dei sindacati e della cittadinanza tutta, nella convinzione che “solo l'unione delle forze che sono dalla parte giusta in questo come in altri scontri possa dare una risposta d'insieme alla richiesta di lavoro e di giustizia che viene dalla società”.

Tutto quanto sta avvenendo alla Meraclon per Stufara, “è reso possibile dallo strapotere garantito da fin troppe parti al ceto imprenditoriale nel nostro Paese. Inutile dire, prosegue il capogruppo di Prc-Fds, che quegli stessi imprenditori che lamentano la presenza di troppe leggi che limitano la loro libertà, in caso di necessità si difendono puntualmente dietro quelle stesse leggi per tutelare il loro diritto ad arricchirsi. Inutile dire che una legge contro le delocalizzazioni e la dismissione delle attività produttive, in grado almeno di imporre ad aziende come Meraklon, già beneficiaria dei fondi Cipe, la restituzione dei finanziamenti ricevuti, renderebbe Fiorletta o chi per lui molto meno baldanzoso e arrogante”.

Nei giorni in cui si festeggiano i centocinquant'anni dell'Unità d'Italia - conclude Stufara - appare evidente, oggi come allora, l'iniquità strutturale sottesa alla nostra comunità di italiani; molta è la strada fatta da quando il re e i suoi generali gridavano 'sparate, sono soltanto operai', ma è altrettanto evidente che gli spari di un tempo si chiamano adesso lettere di licenziamento, che all'esercito in armi si è sostituita l'arma della censura mediatica, che se non fosse per la Costituzione antifascista avremmo ancora la repressione più brutale, il clericalismo più ottuso, lo sfruttamento più bestiale”.

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