L'editoriale di Gian Filippo Della Croce: l'Umbria nel cuore
In una lunga e articolata intervista concessa ad un quotidiano locale la Presidente della Giunta Regionale umbra Catiuscia Marini ha descritto la “mia Umbria” , cioè quella che è nel suo cuore, quella che vorrebbe realizzare e nella quale, stando alle sue parole, crede. A questo punto risulta chiaro che ognuno ha la “sua” Umbria, come l’avevano Bruno Bracalente, Maria Rita Lorenzetti e altri , e magari ce l’hanno ancora nonostante tutto, cioè nonostante gli eventi e forse facendo un consuntivo a posteriori sarebbe utile conoscere che differenza c’è stata fra la “loro” Umbria, cioè quella che speravano e sognavano e quella che sono riusciti a costruire.
L’Umbria di Catiuscia Marini è una regione agile, che sa investire sul suo sviluppo, che sa affrontare le difficoltà dei tagli di risorse inferti dal governo centrale, che sa mantenere un alto livello di welfare, che propone una sanità con i conti a posto, che difende e aumenta i posti di lavoro. A grandi linee questa Umbria ci piace è più o meno quella che ho nel cuore da tempo, anche se manca una cosa importante che è al centro dell’Umbria che ho nel cuore, cioè la politica, mai a così bassi livelli, e siccome i sogni di un presidente o di una presidente si realizzano di solito con la buona politica ,ecco che un’ombra niente da poco si staglia sull’orizzonte della regione sognata dalla nostra presidente, quella che ha nel cuore. Certo prendendo alla lettera il vecchio detto “va dove ti porta il cuore”, è ben chiaro che direzione intende prendere la presidente, se riesce ad ascoltare il suo cuore.
Ma intanto nel cuore dei cittadini quale Umbria c’è? Sarebbe bellissimo indire un referendum con il quesito “Quale Umbria hai nel cuore?” e magari scoprire così che l’Umbria della Marini è anche l’Umbria dei cittadini, oppure no, ma se non è così, allora tutti restano con la “loro” Umbria nel cuore, e allora quante Umbria ci sono? Probabilmente una per ognuno di noi, una che riesca a risolvere i problemi che ci affliggono, che affliggono ognuno di noi, piccoli e grandi problemi che ognuno vorrebbe risolti a suo modo.
Quante Umbria ci sono allora? E quindi, esiste una idea unitaria dell’Umbria? Ci può essere un problema di identità? Forse, dal momento che autorevoli personaggi laici e religiosi hanno anche recentemente dichiarato che nelle aree regionali dove le difficoltà sociali ed economiche fanno vacillare la speranza , la gente può cominciare a guardare più lontano e pensare magari che altrove si potrebbe essere più felici.
Ecco, l’Umbria che ho personalmente nel cuore è una regione più felice, fiera della sua condizione di territorio racchiuso, fiera delle sue eccellenze, e capace di mettere in campo tutte le sue risorse e i suoi talenti. Esisterà mai un’Umbria così? Qualche mente locale ha scritto che forse l’Umbria non esiste, è soltanto una convenzione geografica, perché Città di Castello “guarda” alla Toscana, Gubbio e Gualdo alle Marche, Terni al Lazio e Orvieto alla Tuscia. Ma è così? O forse a questa regione che abbiamo nel cuore manca un baricentro, come qualcuno ha già detto, perché quello che c’era, cioè Perugia, non lo è più? Un baricentro capace di attrarre e sviluppare la buona politica, quel collante che manca anche nel Paese, ma che qui da noi, per le limitate dimensioni della regione è ancor più evidente. Intanto i lavoratori della Basell vanno a Roma a piedi, un mesto pellegrinaggio per tentare di salvare quel che resta di quello che era il grande polo chimico ternano, per quelli della Merloni la strada a piedi è troppo lunga, chissà entrambi quale Umbria hanno nel cuore?

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