PERUGIA - Guido Bertolaso era ''intimamente convinto'' che la casa di via Giulia, a Roma, dove abito' per un periodo fosse di Propaganda Fide. Lo sostengono i suoi legali nella memoria depositata oggi al termine dell'interrogatorio davanti ai pm di Perugia per l'inchiesta sugli appalti per i Grandi eventi. Secondo l'ipotesi accusatoria, invece, l'appartamento sarebbe stato una delle utilita' ottenute dall'ex capo della Protezione civile in cambio dei presunti favoritismi nei confronti dell'imprenditore Diego Anemone.

Bertolaso era quindi convinto di non dover corrispondere alcunche' per l'appartamento ''trattandosi di un comodato d'uso gratuito di un immobile di appartenenza ecclesiastica''. ''Bertolaso risulta completamente estraneo ai profili accusatori contestati - afferma la sua difesa -, avendo avuto esclusivamente rapporti con Sepe e Silvano, all'epoca gestori del patrimonio immobiliare di Propaganda Fide''.

Nella memoria vengono quindi descritti i rapporti tra Bertolaso e le autorita' religiose, dall'epoca della laurea in medicina allo sviluppo delle sue attivita' professionali. Sottolineando tra l'altro che proprio con il cardinale Crescenzio Sepe ''i rapporti rimasero sempre molto stretti''.

Nella memoria i legali sostengono poi che l'ex capo della Protezione civile il 23 settembre del 2008 non poteva avere ricevuto 50 euro in contanti da Anemone, come invece ipotizza l'accusa. Per la difesa non coincidono infatti gli orari dell'incontro indicati nelle intercettazioni del costruttore e quelli della giornata di Bertolaso. Rimasto quel giorno ''sempre con la scorta'' - si legge nella memoria - mentre Anemone era gia' pedinato nell'ambito dell'indagine sulla cricca degli appalti.
 

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