Merloni/Per il Comitato dei lavoratori deve esserci una cessione "in continuità"
''Una soluzione diversa da quella della cessione a favore di un grande gruppo industriale in grado di reinvestire nell'intero perimetro significherebbe la perdita della quasi totalita' dei posti di lavoro, con un impatto socio-economico che assumerebbe dimensioni devastanti per le regioni Umbria e Marche''.
NOCERA UMBRA - ''Le preoccupazioni riguardanti la procedura di vendita degli stabilimenti rimasti invenduti della A. Merloni - afferma in una nota il Comitato dei lavoratori dello stabilimento di Colle di Nocera Umbra - si sono concretizzate in conferme di cio' che da tempo abbiamo denunciato: non c'e' la volonta' da parte di tutti i soggetti interessati a lavorare per la cessione in continuita'''. Questa, invece, per il comitato, ''rappresenta la soluzione meno dolorosa in termini rioccupazionali per i 2.240 lavoratori e per l'economia dell'intera fascia appenninica Umbro-marchigiana''.
''Una soluzione diversa da quella della cessione a favore di un grande gruppo industriale in grado di reinvestire nell'intero perimetro significherebbe - prosegue la nota - la perdita della quasi totalita' dei posti di lavoro, con un impatto socio-economico che assumerebbe dimensioni devastanti per le regioni Umbria e Marche''.
''E' percio' incomprensibile - continua il comitato - che si stia cercando di tagliare i tempi alle due proposte internazionali gia' formalmente pervenute, quella iraniana della Mmd (che ha gia' rilevato la Tecnogas, il cui piano industriale presentato prevede l'acquisizione parziale ed il ricollocamento del 50% dell'attuale forza lavoro), e quella della G8 Spa, societa' di cui fanno parte la Otto Italia, e come socio di maggioranza, la Nanchang ZeroWatt Electronics Group, azienda elettrodomestica cinese di proprieta' pubblica, interessata all'intero perimetro che, con un impegno economico per i primi tre anni di 188 milioni di euro, prevede il riassorbimento del 70% degli attuali 2.240 lavoratori e contributi per creare piccole societa' dell'indotto di supporto per il restante 30%''.
''Nell'incontro di giovedi' scorso al ministero dello Sviluppo economico - si sottolinea nella nota - a seguito della relazione presentata da parte di Invitalia riguardante manifestazioni di interesse parziali, e' stata incomprensibilmente chiesta la modifica dell'art. 7 dell'Accordo di programma al fine di dare immediata attuazione al progetto alternativo, che, in mancanza di vendita dell'intero complesso industriale, prevede la cessione in discontinuita' di uno stabilimento e l'erogazione di contributi ad imprese del territorio in ragione del riassorbimento parziale dei lavoratori''.
''E' evidente che tale richiesta (e il cambiamento di procedura) crea una turbativa d'asta - conclude la nota - che potrebbe pregiudicare l'esito positivo delle proposte, quella iraniana e quella cinese, e quindi costituisce un serio pericolo per la sorte degli stabilimenti e dei lavoratori in cassa integrazione''.

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