«Ecco perché era sbagliata la proposta di Vendola»
Do Cosimo Rossi
Intevista ad Alfonso Gianni, Sinistra Ecologia e Liberatà
«Mi pare che Nichi stesso consideri archiviata la proposta di coalizione di emergenza nazionale. Certo che rientriamo da una posizione più difficile e complicata, perché l'impressione data è che siamo spostati nel campo di coloro che già in precedenza pensavano alla logica dei cerchi concentrici propugnata da Bersani e di un'alleanza estesa al di là del centrosinistra e che guardasse a destra». Tanto è vero che Alfonso Gianni, braccio destra e penna di Bertinotti per molti degli anni al vertice di Rifondazione, ha dichiarato da subito il proprio dissenso rispetto all'intesa elettorale fino al terzo polo e la candidatura di Rosi Bindi prospettate nei giorni scorsi da Vendola.
Col secco no pronunciato da Casini l'ipotesi di alleanza extra large e di candidatura Bindi può considerarsi di fatto già superata. Ma non si può dire altrettanto per le ripercussioni, compreso un certo esacerbarsi degli animi, specialmente a sinistra. Quali sono le tue obiezioni rispetto a quella proposta?
Sono molteplici. E, ci tengo a dirlo, in nessun caso riguardano Rosi Bindi. Che, anzi, da parte mia vedrei bene come prima donna presidente della repubblica dopo Napolitano. Ciò premesso, i problemi sono altri.
E quali?
In primo luogo il fatto che la proposta Vendola preveda un passaggio elettorale. Non si tratta, cioè, di una proposta di governo di emergenza democratica che nasca all'interno dell'attuale parlamento, ma di elezioni per fare un governo circoscritto a legge elettorale, conflitto d'interessi, riforma del sistema dell'informazione. Io credo che per cominciare sia difficile chiedere a cittadini di votarmi con la premessa che dopo sei mesi li rimando a votare; inoltre un accordo sulla legge elettorale non esiste né è stato tentato. Eppure si tratta di un argomento di pertinenza parlamentare, non del governo. Mi stupisce perciò che si facciano fughe in avanti sul governo.
Si è anche giustificato con l'intenzione di sventare un'ipotesi di governo tecnocratico dell'economia alla Monti…
Osservo semplicemente che è impossibile che un governo uscito dalle urne debba occuparsi solo di questioni di carattere istituzionale e non di questioni economiche e sociali. E il fatto che oggi siano sovradeterminate sul piano europeo e mondiale non esime dal realizzare politiche di intervento. Se si prevede di passare dal voto, non si può evitare che ogni forza metta in campo il proprio profilo: guai a nasconderlo. Se ci nascondessimo all'interno di una union sacrée, credo che faciliteremmo l'ulteriore disaffezione dalla politica e la fuga dalle urne. A questo proposito, già l'esperienza di Prodi ha dimostrato quanto sia difficile mettersi d'accordo nel centrosinistra, figurarsi con forze di centrodestra. Noi siamo impegnati nel referendum sull'acqua, abbiamo partecipato al movimento sui temi della scuola, ci siamo schierati sulla vicenda Fiat: non è che agli elettori sfugga il fatto che nello schieramento di Fini e Casini ci sia chi sostiene la privatizzazione dell'acqua, la riforma Gelmini e le posizioni di Marchionne. E il fatto che non ne manchino anche nel Pd non è una buona ragione per aumentarli. Perciò penso che non sarebbe un'ipotesi vincente neanche sul piano elettorale. Se non cambia la legge elettorale io credo che la soluzione migliore sia quella di favorire la presentazione del terzo polo della destra moderata. E' vero che non lo decidiamo noi, ma neppure dobbiamo favorire il contrario. In un'ipotesi a tre poli a mio parere le possibilità di sconfiggere Berlusconi aumentano, non diminuiscono.
Parte del centrosinistra sembra avere invece il timore opposto, insieme al fatto che un'altra sconfitta sarebbe catastrofica proprio in ragione del fatto che già i governi nazionali possono sempre meno, figurarsi le opposizioni…
In politica si corrono sempre dei rischi. Pensare di avere la vittoria in tasca prima di condurre la battaglia è fuori dal mondo. Se si crede, come anch'io credo fortemente, che esiste un problema di emergenza democratica, è il caso che la sinistra se lo carichi sulle spalle direttamente. Non si risale dall'attuale degrado civile, economico e politico della società italiana insieme agli stessi che ce l'hanno precipitata. Ci sono precise responsabilità e connivenze. Noi non siamo di fronte al tiranno di Siracusa, per cui cacciatolo cambia tutto; né in una situazione in cui da una parte c'è il fascismo e dall'altra il fronte democratico: siamo di fronte a quello che, mutuando da Toqueville, definisco "mostro mite", cioè un sistema di governo basato su una corruzione degli animi e sulla capacità di tradurre in chiave "italiota" il processo di globalizzazione. Ed è la corruzione di un'intera classe politica che ha pensato di modellare il sistema di potere in questo modo. Perciò non se ne esce facendosi trascinare dalla parte di quella classe politica. Bisogna che il centrosinistra se ha un'anima la tiri fuori e splenda di luce propria.
Temi che l'effetto della proposta avanzata da Nichi sia proprio l'appannamento di quella luce che invece conferiva alla sua leadership e a Sel un forte carattere di cambiamento, che possa aver compromesso parte del suo patrimonio di limpidezza?
Penso e spero che non ci sia la dilapidazione di un patrimonio. Certo, penso che la sua proposta sia stato un errore che non rafforza ma indebolisce la nostra posizione, perché annacqua il messaggio di alternativa di società e rifondazione della politica. Ora sento che ripropone le primarie e mi pare che lui stesso consideri archiviata la proposta. Mi auguro che nella riflessione interna gli organismi dirigenti di Sel sapranno delineare e precisare la direzione specialmente sui grandi temi, a partire dalla risposta alla crisi economica e sociale, così da darsi quel profilo programmatico che ci permetta di far egemonia nel paese. Bisogna porre in tempi temporalmente definiti al Pd e alle forze a sinistra di Sel, cioè a tutta la sinistra italiana, il problema di darsi un profilo e mettere in campo una proposta di carattere programmatico di tutto il centrosinistra, per avviare su questa base delle primarie di coalizione in modo da definire chi sarà il leader di questo schieramento. Questo lavoro darebbe impulso e linfa all'opposizione sociale e al raccordo tra politica e società civile.
Da Liberazione del 20 febbraio 2011

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