“Conosceremo le cause precise che il 29 dicembre scorso hanno determinato il cedimento di un tratto del canale di scarico delle acque della Diga di Montedoglio, solo quando avranno ultimato i lavori le tre commissioni tecniche incaricate dalla magistratura, dal ministero delle infrastrutture e dall'Ente irriguo umbro toscano, che si è anche costituito come parte offesa. Per ora siamo certi che nei prossimi tre mesi estivi la diga, scesa dopo l'incidente da 150 ad 80 milioni di metri cubi d'acqua, sarà comunque in grado di assicurare in Umbria, sia le esigenze irrigue che quelle idropotabili”.

Lo ha detto in Consiglio regionale l'assessore all'agricoltura Fernanda Cecchini in risposta ad un'interrogazione question time del capogruppo dell'Idv Oliviero Dottorini che chiedeva di fare la massima luce e di dare risposte certe su un crollo che ha generato panico e tensione fra le popolazioni, anche perché non legato ad alcuna calamità, ma a probabili cause riferibili alla progettazione o alla realizzazione dell'impianto. A Dottorini che ha evidenziato come la ditta costruttrice della diga, in passato sia stata oggetto di vicende giudiziarie, legate al cosiddetto “scandalo del cemento taroccato”, ed ha chiesto come potranno essere risarciti i danni subiti da popolazione ed agricoltori, l'assessore Cecchini ha detto che ogni eventuale forma di rimborso sarà decisa dopo l'accertamento delle cause e che comunque chi ha subito danni può da subito presentare la necessaria documentazione all'Ente irriguo Umbro toscano per poter ottenere un adeguato risarcimento. In merito al futuro della Diga, l'assessore Cecchini ha riferito che le due Regioni, Umbria e Toscana congiuntamente, hanno espresso le proprie preoccupazioni ai ministeri dell'agricoltura e delle infrastrutture sui tempi e sugli aspetti finanziari e procedurali relativi al ripristino della piena funzionalità dell'invaso. Il consigliere Dottorini ha preso atto delle risposte date dall'assessore rinunciando ad una sua replica.

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