PERUGIA - E’ partito da questa mattina lo stato di agitazione dei lavoratori della Croce Rossa dell’Umbria contro la decisone assunta a livello unilaterale dall’ente che ha recesso la convenzione con la Asl. N.2 affidata dietro gara pubblica solo nel febbraio 2009, con scadenza febbraio 2012 e con la ulteriore previsione di un anno di proroga.

Di fatto ancora due anni di lavoro certo che andranno in fumo. L’assurdo di questa vicenda è che in questo periodo di crisi generale, dove tante persone perdono l’occupazione per mancanza di lavoro, in questa situazione il lavoro c’è ed è anche difficile la programmazione giornaliera dell’attività per la quantità di richieste che pervengono. Eppure si potrebbero perdere 33 posti di lavoro, tutti operatori precari che da anni svolgono la loro attività con professionalità e dedizione.

Gli operatori lavorano in condizioni critiche ormai da molto tempo per la carenza di mezzi adeguati a disposizione e per la mancanza di ausili (carrozzine adeguate, etc.), situazione che può mettere a repentaglio sia la sicurezza dei lavoratori che degli utenti.

Non ci sono risorse? Crediamo che facendo scelte oculate e definendo le priorità si possano recuperare risorse (per esempio spostando la sede che grava nel bilancio per circa 70.000 euro).

E’ necessario un confronto serrato con le istituzioni interessate (Giunta Regionale e C.R.I. Nazionale) che possa garantire la risoluzione delle problematiche e avviare, finalmente, una regolamentazione a livello regionale con linee di indirizzo vincolanti sulla materia dei trasporti sanitari e l’emergenza-urgenza e conseguentemente intraprendere, da subito, un percorso di stabilizzazione per tutti quei lavoratori che da 5/6 anni operano in condizioni di precariato.

La risoluzione del problema del precariato è garanzia per il mantenimento della qualità del servizio che ricordiamo è un servizio fondamentale per tutti i cittadini dell’Umbria.

Infatti, se permane questa problematica, i cittadini con cui si è da tempo instaurato un rapporto di fiducia potrebbero non avere più il servizio o comunque vederlo assegnato ad altro ente, così come sta avvenendo in altre aziende della Regione.

Lo stato di agitazione proseguirà fino alla risoluzione del problema e potrebbe prevedere ulteriori forme di mobilitazione e di lotta, non escludendo l’interruzione del trasporto disabili, pur mantenendo per senso di responsabilità il trasporto degli utenti dializzati.

Chiediamo a tutti i cittadini la massima solidarietà e un contributo fattivo per la risoluzione della vertenza.

  

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