Crisi, l'Umbria prova a fermare le delocalizzazioni
Ha preso il via, stamani, in seconda Commissione consiliare, l'iter legislativo della proposta di legge dei consiglieri Damiano Stufara e Orfeo Goracci (Prc-Fed. Sin.) concernente “Norme in materia di contrasto alla delocalizzazione delle imprese e alla dismissione delle attività produttive”. L'iniziativa legislativa è stata pensata, come ha rimarcato lo stesso Stufara, nella presentazione dell'atto, per fare fronte al problema della delocalizzazione industriale e della dismissione delle attività produttive. Per un approfondimento analitico dell'articolato, che sarà propedeutico alla fase delle audizioni con i soggetti interessati e quindi alla discussione in Commissione, è stato deciso di dare vita ad una sottocommissione composta da tre commissari, due della maggioranza (Stufara e Riommi) e uno dell'opposizione (Raffaele Nevi).
La Regione Umbria riconosce il diritto al lavoro di ogni donna e di ogni uomo e contribuisce alla promozione dell'occupazione ed alla sua qualità, alla salvaguardia dei livelli occupazionali sul territorio umbro ed alla tutela dai rischi di delocalizzazione industriale e di dismissione di attività produttive. Sono le finalità della proposta di legge (“Norme in materia di contrasto alla delocalizzazione delle imprese e alla dismissione delle attività produttive”), di iniziativa dei consiglieri di Rifondazione comunista, Damiano Stufara e Orfeo Goracci che ha iniziato il proprio iter legislativo in seno alla seconda Commissione consiliare presieduta da Gianfranco Chiaccheroni.
Per un approfondimento analitico dell'articolato, che sarà propedeutico alla fase delle audizioni con i soggetti interessati e quindi alla discussione in Commissione, è stato deciso di dare vita ad una sottocommissione composta dallo stesso Stufara, Vincenzo Riommi (PD) e Raffaele Nevi (PdL) che si incontrerà a breve con gli Uffici legislativi di Palazzo Cesaroni.
Nella proposta legislativa si prevede, tra l'altro, l'introduzione di contratti di insediamento volti a vincolare la concessione di finanziamenti pubblici all'impegno delle imprese in favore dell'occupazione stabile e di qualità e a evitare la speculazione sulle aree industriali. La proposta (che prevede uno stanziamento di 2 milioni di euro per il 2010) vuole prefigurare – come ha sottolineato Stufara - “una inversione di tendenza nelle politiche economiche, ripristinando il primato della politica sull'economia e riaffermando il primato del lavoro, su cui la nostra Costituzione si fonda. La delocalizzazione si basa su una competizione al ribasso tra lavoratori di diversi paesi, a discapito dei lavoratori degli stati dove le retribuzioni e le tutele sono minori: essa consiste fondamentalmente nell’apertura di nuove unità produttive, dello stesso soggetto imprenditore, in altri Paesi per mezzo della cessione di ramo d’azienda, oppure attraverso un processo di internazionalizzazione delle imprese attuato tramite joint ventures e accordi commerciali con altre imprese estere”.
Lo scopo della legge , come ha spiegato il capogruppo di Rifondazione comunista, è quello di “disciplinare le procedure per il riconoscimento e la quantificazione dei contributi e finanziamenti pubblici alle imprese presenti sul territorio, definendo, oltre alla progressività degli stessi in conformità a criteri che tengano conto dell’agire sociale delle imprese stesse. Oltre alla difesa dell’occupazione e della continuità produttiva, la legge prevede la definizione di criteri qualitativi in merito alle forme di assunzione e di stabilizzazione dei lavoratori, con particolare riguardo per i soggetti svantaggiati, per le norme in materia di sicurezza e per il principio dell'ecosostenibilità delle produzioni”.
Stufara ha quindi osservato che, la nuova normativa “trae origine dalla necessità di sostenere il mondo del lavoro dentro una fase recessiva che anche nella nostra Regione sta determinando processi di delocalizzazione produttiva. Anche in altre Regioni, come la Lombardia, sono stati presentati ed in alcuni casi approvati analoghi interventi legislativi, segno che è possibile contrastare le delocalizzazioni anche tramite appositi interventi legislativi su scala regionale”.
Tra i passaggi più significativi contenuti nella legge, quello di “stabilire vincoli e impegni precisi per le imprese che ricevono soldi pubblici, prevedendo un sistema sanzionatorio che imponga la restituzione dei finanziamenti ricevuti dalle aziende che delocalizzano. Per questo motivo viene prevista l'introduzione di uno strumento innovativo come i 'contratti di insediamento', affinché si produca occupazione stabile, si blocchino le speculazioni edilizie sulle aree industriali e si accompagni la crescita economica con il potenziamento dei diritti e dei livelli occupazionali”.
I contratti d’insediamento proposti dalla legge consistono nella definizione di accordi 'pubblico-privato' finalizzati a riconoscere incentivi economici a quelle realtà che, fermo restando il mantenimento dei livelli occupazionali, si impegnino a stabilizzare i rapporti di lavoro in un arco di tempo predeterminato ed a non delocalizzare per almeno 25 anni, dal momento dell’erogazione dei contributi, sanzionando la violazione del patto con la restituzione dei finanziamenti ricevuti.
SCHEDA: Norme in materia di contrasto alla delocalizzazione delle imprese e alla dismissione delle attività produttive
La proposta di legge regionale si compone di 10 articoli che individuano: le finalità della legge (riconoscere il diritto al lavoro di ogni donna e di ogni uomo e contribuire alla promozione dell'occupazione ed alla sua qualità, alla salvaguardia dei livelli occupazionali sul territorio umbro ed alla tutela dai rischi di delocalizzazione industriale e di dismissione di attività produttive), il suo campo di applicazione (tutte le imprese italiane ed estere che, con stabilimenti insediati sul territorio regionale, beneficiano di somme erogate dalla Regione e/o dalle sue agenzie e dalle società controllate dalla stessa, a titolo di incentivo o di finanziamento a sostegno dell'occupazione o dell'imprenditorialità), la revoca degli incentivi (da restituire, con gli interessi legali, in caso di delocalizzazione degli impianti produttivi o di parte della produzione all'estero ma anche in caso di mancata applicazione delle norme vigenti in materia di sicurezza sul lavoro), le modalità e i criteri per la definizione dei contratti di insediamento, i criteri per l’accesso ai contributi, la verifica in itinere dell’applicazione dei contratti di insediamento e i poteri della Regione per i relativi accertamenti, le modalità per la restituzione dei contributi, i criteri per il sostegno alle imprese in stato di crisi, i vincoli alla destinazione d’uso delle aree produttive/industriali e l'acquisizione delle aree dismesse.
Da controlacrisi.org

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