Quali politiche culturali in Umbria?
di Graziano Marini
Da tempo ormai assistiamo ad un generale fenomeno di metamorfosi aziendale dei musei, con relativa commercializzazione delle attività culturali (tra cui le mostre temporanee), dove rischiano di prevalere le leggi del marketing e dell’economia, questo fenomeno è in atto anche in Umbria. La situazione è allarmante, quello che sta succedendo qui in Umbria per quanto riguarda le arti visive è in sintonia con il resto dell’Italia: dai Comuni alle Regioni per finire con le grandi manifestazioni come la Biennale di Venezia o la Quadriennale di Roma.
Non si fanno più mostre serie per documentare e valorizzare in maniera storica e scientifica il lavoro e la ricerca degli artisti, ma solo per soddisfare le esigenze del mercato. Sempre più spesso vediamo mercanti & critici spregiudicati che avallati da molti assessori compiacenti, organizzano mostre-markette prevalentemente per soddisfare il profitto. La gravità è nel fatto che troppo spesso i politici scambiano le politiche culturali con l’intrattenimento pensando così di essere più alla moda. Non si possono proporre mostre prese in prestito dalle gallerie private solo perché non ci sono abbastanza soldi pubblici. Non è così che si educa all’arte o che si può sperare di creare una sensibilità estetica e culturale. Un ente pubblico, museo o assessorato, dovrebbe avere una politica culturale, cioè un programma, magari redatto da una commissione scientifica di esperti, da perseguire. A differenza di qualche anno fa ci sono diversi musei e spazi destinati al contemporaneo, disseminati un po’ in tutta la regione, che tuttavia rischiano di essere contenitori privi di contenuto. Servono per fare assistenza e dare posti di lavoro. In questi ultimi 20 anni sono stati spesi nella nostra regione decine e decine di milioni di euro facendoci credere che erano destinati alle arti visive. Hanno costruito o restaurato numerosi luoghi da destinare all’arte contemporanea come la Rocca di Narni, Il Palazzo dei Sette di Orvieto, la Rocca di Umbertide, la Rocca Paolina Perugia, il Nido dell’aquila a Todi, Caos a Terni, poi Trevi, Foligno ecc.
Tutte queste operazioni possono essere definite “speculazioni edilizie”, perché si è speso tutto in cemento, tondini di ferro, marmi, impianti sofisticati oltre alle varie parcelle per progettazione e realizzazione, poi invece non c’è mai stato un centesimo per l’attività o per una mostra. Quindi qual è lo stato dell’arte contemporanea, oggi in Umbria ? La situazione è veramente scandalosa, è ora di scrollarci di dosso questa
coltre pesante e polverosa di ipocrisia. E’ necessario invertire questa tendenza: la nostra regione è un luogo piccolissimo ma nessuno riesce a pensare come valorizzare il nostro immenso patrimonio artistico e
trasformarlo in economia reale. Per fare questo è necessario coinvolgere i protagonisti che operano nell’ambito delle diverse discipline e non i “burocrati della cultura”. È necessario che chi svolge le politiche culturali a tutti i livelli abbia un po’ di umiltà e valorizzi l’esperienza degli artisti. Bisogna saperli ascoltare perché sono loro che conoscono le problematiche più recondite delle diverse discipline, i politici dovrebbero limitarsi a veicolare le politiche culturali. Sarebbe necessario nominare a livello regionale una “Consulta della
Cultura” basata e motivata su criteri professionali piuttosto che dalla lottizzazione politica. Ogni comune dovrebbe avere dei comitati scientifici snelli che consigliano e supportano il lavoro degli assessori.
Si fa sempre un gran parlare di “fare sistema”, se ne parla da decenni, cosa significa, cosa vogliono dire? Ci vuole un' inversione di marcia forte e significativa. Le risorse vanno concentrate sulle produzioni artistiche, sulla valorizzazione e promozione dei nostri talenti. I soldi si possono trovare, sarebbe sufficiente
favorire e applicare leggi come quella sulla defiscalizzazione o quella cosiddetta del 2%, in modo tale che i privati possano essere motivati a produrre e finanziare scuole, concerti, mostre, spettacoli, film, musei, borse di studio e di scambio ecc. come succede già in molti paesi. In questa regione ci sono due grandi manifestazioni come il Festival di Spoleto e Umbria Jazz che assorbono da oltre 50 anni risorse enormi di denaro pubblico. Cosa è restato sul nostro territorio di questo denaro speso? Quale economia culturale hanno creato queste manifestazioni per la nostra regione? Credo che siano servite soltanto ad arricchire i bottegai. Mentre sarebbe bastato destinare anche una piccola percentuale del 10-15% di quelle decine e decine di milioni di euro pubblici per dare borse di studio a giovani umbri che avessero scelto di essere attori, registi, musicisti o scenografi, per avere opportunità ed esperienze internazionali, per studiare all’estero.
Con una piccola percentuale di quelle risorse si sarebbe potuto finanziare delle produzioni artistiche locali o delle scuole di arti e mestieri, di musica di teatro o di scenografia, così sarebbe rimasta una traccia viva e una realtà economica e culturale sul nostro territorio. Invece si è continuato a perpetrare l’errore di finanziare, senza controlli culturali, grandi manifestazioni ormai obsolete ed inutili .
Si dice “fare sistema” e poi manca persino il coordinamento dei vari enti e comuni in fatto di proposte culturali. È stato fatto, a fine dicembre, un interessante convegno a Perugia sul Restauro del contemporaneo in Umbria. Ebbene a Terni, da qualche mese, c’è una mostra dedicata a Turcato fatta proprio in occasione del restauro delle Libertà, le sculture collocate a Piediluco. Logicamente pensavo che al convegno di Perugia qualcuno affrontasse questo argomento, visto che le Libertà si trovano in Umbria e sono state restaurate in Umbria. Invece no, niente, e nessuno ha nominato la mostra ternana, fatta con soldi pubblici in uno spazio pubblico. Poi facendo un rapido giro di telefonate ho saputo che a Terni di questo convegno ben poco si sapeva, persino negli uffici comunali, dov’era arrivato soltanto un invito via mail.
Questa regione ha un grandissimo patrimonio di presenze artistiche riconosciute, oltre a studiosi seri e storici
dell’arte, che sono ignorati. Presumo che molti nostri assessori non conoscano nemmeno chi vive e lavora sul nostro territorio, forse non hanno nemmeno un indirizzario aggiornato, questi personaggi spesso sono più
apprezzati fuori dalla nostra regione e all’estero che qui. Il turista straniero che visita l’Italia e la nostra regione arriva qui per vedere le nostre città, il nostro paesaggio la nostra arte, vuol vedere Giotto, il Perugino, Filippo Lippi, il Signorelli, Piero della Francesca ecc. ma sarebbe molto interessato e curioso di vedere anche cosa fanno gli artisti oggi, per questo sarebbe opportuno e necessario al più presto creare un archivio regionale dell’arte del ‘900. Poi una mappatura degli studi e delle presenze artistiche oggi.
Un anno fa abbiamo presentato un progetto molto dettagliato su questa idea all’Ufficio Regionale del Turismo portando come partner l’editore Allemandi di Torino e il Giornale dell’Arte che erano molto interessati ad investire ed essere coinvolti in questa operazione, dopo 3 o 4 inutili riunioni, silenzio totale, non siamo stati degnati neanche di risposta. Avrei preferito che qualcuno mi avesse detto che il progetto faceva schifo piuttosto che sentire questa assordante ignavia. Dubito del fatto che qualcuno abbia capito cosa proponevamo.
Si preferisce in maniera provinciale conformista e omologata, chiamare e dare incarichi per organizzare eventi o dirigere musei i soliti “giganti affetti di nanismo” e i soliti tromboni televisivi, piuttosto che valorizzare le professionalità locali, nessuno si degna di chiedere loro consigli o collaborazioni. Recentemente sono intervenuto brevissimamente ad un convegno sulla cultura organizzato dalla Regione Umbria a Spoleto (peccato che nessuno ne fosse a conoscenza !) per trattare questa drammatica situazione facendo notare che mancavano i protagonisti gli artisti; in seguito ho ricevuto numerosi segnali d’incoraggiamento ma nulla di più. Per quanto tempo ancora dovremo tollerare tutto questo?
GRAZIANO MARINI pittore

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