PERUGIA - Le organizzazioni sindacali SLC-CGIL e UIL FPL respingono con fermezza la proposta di “C.I.G. in deroga”, avanzata recentemente dalla direzione del Teatro Stabile dell’Umbria come unica ipotesi di soluzione alla contingente crisi di bilancio per l’anno in corso.

 

Secondo gli stessi sindacati non si può proporre a dei lavoratori che aumentano la qualità e la quantità del loro lavoro una diminuzione di stipendio per far fronte ad una diminuzione dei finanziamenti.
“Pare evidente – si sostiene in una nota - che, in verità, sia mancata una qualunque strategia in quanto la diminuzione dei finanziamenti era stata largamente anticipata e pur tuttavia, da parte dei responsabili, non vi è stata una adeguata e concreta attività al fine di trovare nuovi soci o finanziatori. Tantomeno è stata spesa alcuna fatica per riprogettare la cosiddetta “mission” del TSU”.

 

A fronte di un “budget” sempre più risicato – osservano ancora -, cosa peraltro prevedibile con larghissimo anticipo – sono almeno due anni che la crisi è in atto – “tutte le fatiche di chi ha la responsabilità di decidere sono state spese in un miope arroccamento su posizioni di difesa dei privilegi e di totale indifferenza ai ripetuti segnali d’allarme provenienti dal territorio e dalle Istituzioni che del TSU sono i soci di riferimento, Regione Umbria e Comune di Perugia per primi”.
 

Nel comunicato stampa sindacale si sostiene anche che lo spreco di risorse e di intelligenze sarebbero “conseguenza diretta di una distorta e malintesa idea aziendalistica applicata a quella che è, o almeno dovrebbe essere, una istituzione di cultura”. Ciò avrebbe fatto sì che “l’immagine del TSU apparisse, e non solo ad uno sguardo esterno, un collettore di fondi con pretese monopolistiche prive di qualsivoglia giustificazione”.

Perugia capitale della cultura? Si chiedono infine i due sindacati. “E’ un prestigioso obiettivo ma non pare giusto arrivarci dimezzando il lavoro ed il salario dei lavoratori di una “fabbrica della cultura” come il Teatro Stabile”.

Per cui SLC-CGIL e FPL-UIL chiedono che in primis siano i dirigenti del T.S.U. a diminuirsi lo stipendio, prendendo esempio dalla Regione, e che venga attivata immediatamente una strategia di risparmio e di coinvolgimento di nuovi soci e finanziatori. “Crediamo, inoltre - concludono -, sia indispensabile avviare contestualmente un progetto di rinnovamento del ruolo e delle funzioni del TSU in linea con i tempi e, soprattutto, con le esigenze del territorio in cui il TSU vive ed opera”.

 

In caso contrario – avvertono – “CGIL UIL valuteranno iniziative pubbliche di protesta per denunciare e respingere la solita logica che chi paga è sempre chi lavora”.

 

 

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