di Franco Calistri, Socialismo 2000-Federazione della Sinistra

In Commissione bicamerale è arrivato il testo delle modifiche che il governo sarebbe disposto ad introdurre nel decreto legislativo di attuazione del cosiddetto federalismo fiscale. Le principali riguardano la cedolare secca sugli affitti che scende dal 23% al 21% (19% per gli affitti concordati) di cui una quota pari al 21,7% nel 2011 e del 21,6% nel 2012 andrà ai comuni. Nel caso in cui il proprietario opti per l'applicazione della cedolare secca viene sospesa la possibilità da parte dello stesso proprietario di aumentare il canone. Al tempo stesso viene esplicitamente cassata la norma che istituiva un fondo di 400 milioni di euro da destinare ad aiuti alle famiglie in affitto in rapporto al numero dei figli, una sorta di quoziente familiare ante litteram. Si dà il via libera fino da questo anno per aumenti dell'addizionale Irpef e si dà la facoltà ai comuni capoluoghi di provincia e a quelli definiti di interesso artistico e turistico di istituire una tassa di soggiorno fino a 5 euro per notte di soggiorno. I comuni, a partire dall'ottobre di questo anno, potranno in maniera più libera e per un più ampio ventaglio di ambiti di intervento istituire imposte di scopo (già introdotte ma con limitazioni dalla Finanziaria 2007, governo Prodi). Il fulcro della fiscalità municipale resta l'imposta unica municipale che graverà sugli immobili, escluse le prime case, con un'aliquota dello 0,76%, che potrà essere modificata con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministro. Nel nuovo testo presentato dal governo vengono riproposte le esenzioni, già operanti in materia di ICI, che riguardano immobili destinati "esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive,culturali, ricreative e sportive o per uso culturale" e che, nella stragrande maggioranza si tratta di strutture di proprietà ecclesiastica. L'Anci, l'associazione dei comuni, stima che questa esenzione vale circa 300 milioni di euro di minor gettito (e molti considerano questa una stima per difetto).

Non è necessario essere esperti di finanza pubblica per capire che l'attuazione delle norme previste dal decreto sul federalismo municipale avranno due sostanziali conseguenze. La prima un generale aumento dell'imposizione fiscale sui cittadini: i comuni ormai ridotti allo stremo dalla politica di tagli portata avanti da questo governo, con le risorse al lumicino, per qualsiasi realizzazione di miglioramento o mantenimento della vita cittadina si troveranno costretti a ricorrere ad incrementi di imposizione locale (addizionali Irpef o tasse di scopo). La seconda un incremento delle disparità territoriali: incentrare la fiscalità comunale sui proventi di imposizione su immobili in affitto o seconde case, con l'aggiunta per di più della tassa di soggiorno turistica, avvantaggerà alcune tipologie di comuni penalizzandole altre.

Ora la decisione spetta alla Bicamerale che è chiamata ad esprimere un parere sullo schema di decreto e successive modifiche presentato dal Governo. Al momento la situazione in Bicamerale, che è composta da 30 parlamentari (senatori e deputati) è di 15 componenti (PDL e Lega) che esprimono un parere favorevole al provvedimento, 14 contrari (PD, UDC e FL) ed un incerto, il sen. Belisario dell'IDV (da ricordare che l'IDV votò a favore del provvedimento di legge delega sul federalismo). Se la partita finisse 15 a 15, sarebbe un pareggio che equivarrebbe ad una bocciatura. In quel caso, come ha spiegato il ministro Calderoli, si dovrebbe prendere atto della non esistenza di un clima favorevole alle riforme e la conseguenza potrebbe essere l'apertura della crisi di governo da parte della Lega. Sarà il federalismo municipale la buccia di banana su cui cadrà questo governo ?
 

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