Di Dante De Angelis

Sabato e domenica prossima i ferrovieri più esposti al peggioramento delle condizioni di lavoro, cioè macchinisti e capitreno, scioperano chiamati dall'Orsa, sindacato di base, per contrastare lo smantellamento del settore merci, la riduzione dell'equipaggio ad un solo macchinista e per arginare l'ulteriore flessibilizzazione dei turni di lavoro, già fortemente atipici, attuata mediante un sistema semiautomatico che produce turni individuali, diversi per ciascun lavoratore.
Uno sciopero che non può coincidere con quello dei metalmeccanici della Fiom perché è frutto di ripetuti rinvii imposti dalle precettazioni del ministro Matteoli, dal demenziale calendario della legge antisciopero e per non ostacolare la mobilitazione e le manifestazioni in programma. Lo sciopero generale indetto dalla Fiom per il 28 gennaio parla a tutte le categorie sociali, non solo al lavoro dipendente. È vero che l'attacco alle condizioni e alla dignità dei lavoratori, iniziato da tempo, è stato molto più forte nei settori esposti alla concorrenza e soggetti al ricatto chiusura e delocalizzazione: Pomigliano e Mirafiori ne sono solo l'esempio più eclatante. Ma quanto sta accadendo nelle ferrovie e nel trasporto pubblico in genere, non deve essere trascurato perché è insieme, un affondo al nostro Ccnl, oggi in via di demolizione, considerato «di riferimento» per molte altre categorie, alle condizioni di lavoro di migliaia di lavoratori già disagiati, e alla quantità e qualità del servizio offerto agli utenti. Anche se non subiremo «l'infame ricatto» di Pomigliano e Mirafiori, ma solo perché non è possibile delocalizzare fisicamente il servizio ferroviario, subiamo un attacco di efficacia equivalente per imporre anche in questo settore un nuovo schema di relazioni industriali, in cui il valore del lavoro e delle persone che lo compiono sono totalmente subordinati alla produzione e, in prospettiva alle scorribande dei nuovi padroni del vapore. A cominciare dall'accondiscendenza ai disegni aziendali dei sindacati confederali che nelle Fs già da tempo si allenano a fare gli «enti bilaterali», dalla cosiddetta «concorrenza» che attua il dumping sociale utilizzando contratti al ribasso, finanche individuali, per inquadrare i macchinisti delle nuove imprese a condizioni che rasentano la vessazione ed alla forte carenza di democrazia sindacale.
Il processo di smantellamento del modello di relazioni industriali e l'attacco ai diritti, anche quelli indisponibili, riguarda tutti, in primo luogo i lavoratori dipendenti ed a seguire tutti i settori sociali che hanno fruito delle conquiste civili e democratiche ottenute dal mondo del lavoro. La Fiom è stata capace di difendere gli interessi degli operai metalmeccanici sollevando problemi comuni a tutti i settori e contemporaneamente farsi portavoce di una rappresentanza generale di quella parte della società che vuole tenere insieme i diritti del lavoro e quelli civili, i valori democratici e di solidarietà che trovano riferimento nella Costituzione. Per questo i ferrovieri, consapevoli dell'importanza della vertenza aperta dalla Fiom, in attesa di poter effettuare uno sciopero generale che unifichi tutte le lotte in corso nel nostro paese, oltre a partecipare alle manifestazioni della Fiom, sabato 29 e domenica 30 sciopereranno pensando al coraggio ed all'intelligenza dei metalmeccanici della Fiom che stanno rendendo un enorme servizio a tutti i lavoratori.

Da Il Manifesto

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