Arrivano segnali contraddittori anche dalla Confindustria umbra sull’auspicabilità dell’applicazione del metodo Marchionne nelle relazioni industriali e nel modo attraverso il quale è possibile uscire dalla crisi economica e sociale che attanaglia anche la nostra Regione.

Vorremmo poter avere risposte chiare su alcuni aspetti che consideriamo di importanza fondamentale.
1. La nostra Regione pur avendo salari e stipendi di circa il 10% inferiori alla media nazionale sta subendo in maniera pesante, più di quello che succede nella media del nostro Paese, gli effetti della crisi economica strutturale. Lo dimostrano i dati indicati anche da Confindustria sui posti di lavoro persi e lo confermano i dati dell’osservatorio nazionale della CGIL sulla CIG che ci dice che la tendenza all’aumento della Cassa Integrazione nella nostra Regione è la più alta a livello nazionale. Questi elementi oggettivi dimostrano che uscire dalla crisi abbassando il grado delle tutele e dei diritti non solo è ingiusto, ma del tutto inadeguato dal punto di vista dell’analisi della fase che attraversiamo. Credo che questo dimostri che oltre che a livello nazionale, il cosiddetto metodo Marchionne, non dà nessuna risposta ai problemi seri che attraversano i nostri territori.

2. La sottoscrizione dell’Alleanza per l’Umbria, condivisa da tutte le parti sociali comporta una scelta di fondo: la scelta del riconoscimento reciproco e del confronto finalizzato alla sintesi.
Il metodo Marchionne è basato su un autoritarismo di fondo del tutto incompatibile con l’impostazione dell’Alleanza per l’Umbria.

Già questo dovrebbe far sì che tutti i sottoscrittori del patto, a partire dalla Confindustria dell’Umbria, evitassero di cadere in simili tentazioni.

3. Il confronto vero va sviluppato sulle caratteristiche di un nuovo sviluppo economico e sociale dell’Umbria, di una necessaria fase di espansione e qualificazione produttiva con al centro il Piano straordinario per il lavoro. Un piano che dia risposte vere ai bisogni e ai diritti dei giovani, delle donne e di tutte le fasce più deboli del mercato del lavoro.

4. Per tutti questi motivi lo sciopero di domani, venerdì 28 gennaio, dei metalmeccanici della CGIL acquista una valenza fondamentale per aprire un percorso nuovo di sviluppo che sconfigga l’autoritarismo la logica della deroga e dell’attacco al contratto nazionale. Per affermare il ruolo e la funzione della democrazia a partire dalla proposta sulla rappresentanza sulla democrazia presentata dalla CGIL nazionale.

Mario Bravi
Segretario Generale CGIL Umbria

 

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