Accrescere e rafforzare il sistema economico e la competitività dell’Umbria attraverso interventi che integrano politiche di sviluppo, del lavoro e risorse: è quanto si propone il Piano triennale per il lavoro (2011-2013) preadottato dalla Giunta regionale dell’Umbria, su proposta dell’assessore allo Sviluppo economico Gianluca Rossi, che ora sarà sottoposto alla partecipazione con i soggetti interessati.
Il Piano definisce le strategie attuative dell’ultima parte della programmazione comunitaria 2011-2013 del “POR FSE” e ulteriori misure di supporto anche in attuazione dell’Accordo Stato-Regioni per azioni di sostegno al reddito.
“Così come indicato dalla Strategia Europa 2020, successiva a quella di Lisbona, il Piano – ha spiegato l’assessore Rossi - pone particolare attenzione allo sviluppo di una economia basata sulla conoscenza e sull'innovazione, più efficiente rispetto alle risorse, più verde e più competitiva, con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e territoriale. Si tratta – ha aggiunto – di criteri trasversali alle azioni individuate, strettamente correlate anche all’obiettivo della massima partecipazione all’attuazione di programmi europei e nazionali, per inserire l’Umbria – ha concluso Rossi – in reti europee ed italiane in cui sviluppare esperienze, collaborazioni e innovazioni e ampliare le risorse, non solo finanziarie, a disposizione delle politiche regionali”.
Le linee di intervento proposte dal Piano si distinguono in azioni di sistema ed interventi specifici rivolti a target in particolare difficoltà.
Tra le azioni di sistema, quella di favorire l’occupabilità lungo l’arco della vita, la definizione di un nuovo “masterplan” regionale dei servizi per il lavoro, la rilevazione di bisogni formativi e la lotta al sommerso attraverso la promozione di analisi specifiche.
Riprendendo le priorità indicate nell’Agenda 2020, il Piano prevede inoltre interventi specifici per favorire l’inserimento occupazionale, la crescita e il riposizionamento del capitale umano nell’economia regionale, la partecipazione attiva delle donne ed il loro inserimento lavorativo, lo sviluppo delle risorse umane nelle imprese, attraverso percorsi formativi e l’attivazione di assegni di ricerca. Da segnalare inoltre interventi per favorire l’inserimento lavorativo dei disabili, dei soggetti con più di 45 anni e contrastare il fenomeno del precariato. Non mancano misure specifiche per recuperare il “drop out” dei giovani fra 16-18 anni al fine dell’inserimento lavorativo, per i migranti e a sostegno dell’occupazione nella green economy.

 

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