di Giovanni Rispoli

 

Sbaglierebbe chi pensa che lo sciopero generale dei metalmeccanici sia solo e semplicemente uno sciopero di solidarietà con i lavoratori di Mirafiori (e Pomigliano). La solidarietà c'è, ed è un sentimento importante. Ma lo sciopero va ben oltre il sostegno ai lavoratori che si sono opposti al ricatto di Marchionne. Lo sciopero è un no a chi il modello Fiat già pensa di imitare – "Non è questo il modo di uscire dalla crisi, c'è bisogno di un nuovo modello sociale e di sviluppo", ha detto a più riprese Maurizio Landini –; un no all'effetto domino che l'accordo ad excludendum di Mirafiori potrebbe mettere in moto; un no, quindi, alla proposta che Federmeccanica – aggrappata al maglione dell'ad del Lingotto – ha improvvisamente avanzato la scorsa settimana: la sostituzione del contratto nazionale con quello aziendale, e la conseguente creazione di "un sistema contrattuale a menù", come ha polemicamente osservato la Fiom.

Una proposta chiara, un progetto che, seppure pensato per un settore,mette comunque in discussione – com'è ovvio che sia, trattandosi di Federmeccanica – l'intero universo delle relazioni industriali. Sopravanzata ancora una volta dall'iniziativa altrui la presidente Marcegaglia, l'accordo separato del 22 gennaio 2009 ridotto a un ferro vecchio, Confindustria è costretta ad accelerare i tempi della sua riflessione su contrattazione e rappresentanza. Chiesto un giudizio di sintesi a Vincenzo Scudiere, segretario confederale Cgil, parliamo della proposta con Walter Schiavella, Stefania Crogi, Alberto Morselli, rispettivamente segretari generali di Fillea, Flai e Filctem.

"Quella di Federmeccanica è un'idea contraddittoria, dettata molto dalla necessità di inseguire Marchionne – dice Scudiere –. Ciò di cui abbiamo bisogno è un quadro di relazioni in cui lavoratori, sindacato e imprese abbiano pari dignità. Lo sciopero generale dei metalmeccanici, a cui va tutto il sostegno della Cgil, vuol mettere appunto in discussione una gestione autoritaria delle relazioni industriali". "Insieme – prosegue – bisognerà costruire una proposta all'altezza per il contratto nazionale che, tutelando i diritti, riesca a battere l'aziendalismo di Federmeccanica, l'idea di un comando unilaterale dell'impresa sul lavoro".

"La proposta Federmeccanica? È fortemente legata all'accordo Fiat, mi sembra evidente – osserva Water Schiavella –: inseguono Marchionne con l'intento di arginare frane tra gli associati. Ma non per questo il progetto è meno pericoloso". "Mi spiego – continua –.Abbiamo firmato tutti dei contratti che non hanno dato seguito all'accordo separato del 2009, abbiamo cominciato a ragionare su un diverso modello. L'uscita di Federmeccanica è una bomba a tempo, che rischia di interrompere questa riflessione. Le conseguenze per i settori di cui ci occupiamo? Beh, la Fillea ha a che fare con realtà diverse. I contenuti di quella proposta sono inaccettabili, per alcuni dei settori di cui ci occupiamo, allo stesso modo per i quali meritano il no dei metalmeccanici. Poi c'è l'edilizia propriamente detta. Un settore con una peculiarità: la grande flessibilità nell'utilizzo della manodopera, un mercato deregolato e condizionato dal sistema del massimo ribasso, un insieme di imprese frammentato, molto lavoro nero. In questa difficile realtà il secondo livello di contrattazione, che per noi è il livello territoriale, è fortemente incardinato nel contratto nazionale di lavoro".

Dove la tutela dei diritti è una cosa sola con il problema delle regole e della legalità, sintetizziamo. "Certo – conclude il segretario Fillea –. Applicare le idee di Federmeccanica significherebbe creare una situazione di dumping, provincia per provincia, una con- correnza al ribasso dannosa non solo per i lavoratori ma anche per le aziende". "Ha ragione Schiavella, è una bomba a tempo – interviene Crogi –. Forse c'è proprio la volontà di far deflagrare la voglia di dialogo che oggi vedo all'interno del sindacato".

"Cosa accadrebbe nell'agroindustria? Senza esagerare, sarebbe una tragedia. Nell'agricoltura, settore debole e vulnerabile, anche nel nostro caso con una grande frammentazione delle imprese e lavoro nero, siamo comunque riusciti a darci delle regole. Una proposta come quella di Federmeccanica ci riporterebbe indietro".

Lo stesso discorso vale per il settore industriale, dove la sostituzione del contratto nazionale con il solo contratto aziendale farebbe crescere le zone grigie dell'economia. "Più in generale, avremmo un indebolimento dei diritti dei lavoratori e, insieme, un serio problema per le imprese", aggiunge la segretaria Flai. "Il rischio dell'effetto domino è grande – osserva Morselli –. Io credo però che, se si resta fermi, questo rischio può solo aggravarsi". "Nei settori che rappresentiamo si è investito molto nelle relazioni industriali, individuando nella contrattazione aziendale il campo dell'innovazione. Fiat e Federmeccanica non lo fanno. Si pensi al tema della partecipazione: sia l'una che l'altra non dicono nulla, restano in silenzio".

"Noi però dobbiamo avere la consapevolezza che non si possono affrontare i cambiamenti, pensando che nel contratto nazionale ci sia sempre una soluzione per tutto". Grande assente, ricordiamo, il governo. "Abbiamo un compito importante – dice Morselli –: realizzare un'intesa tra le confederazioni. Poi ci confronteremo con la politica". Il riferimento è innanzitutto al tema della rappresentanza e della democrazia sindacale. Difficile tuttavia che, con questo esecutivo, si possa arrivare a una qualche legge in materia. "Il governo? Sarebbe meglio che cadesse" osserva seccamente Crogi pensando anche al nulla finora prodotto in tema di politiche industriali. "Tutto ciò che è riuscito a fare è stato inseguire Marchionne". "Parlano della Germania – conclude Scudiere –.Ma lì c'è un sistema di relazioni diverso. E i governi, quale che sia il loro colore, sono sempre stati attenti alle necessità dell'industria. Qui c'è il vuoto. Sarebbe ora di cambiare".

 

Da controlacrisi.org

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