Francesca Pilla - il manifesto

 

NAPOLI. «Invito chiunque a svegliarsi alle 4,30 del mattino, stare in catena di montaggio e poi alle 13,30 dire soddisfatto: bene ora mi metto a tavola». Sebastiano D'Onofrio sintetizza così una delle nuove regole del modello Marchionne che sposta la mensa a fine turno, è un Rsu della Fiom e lavora da 22 anni alla lastrosaldatura dell'Alfa di Pomigliano, o meglio sarebbe dire ex Alfa perché qui a partire dal 2012 si costruirà la nuova Panda, reimportata dalla Polonia.
Lo scorso 22 giugno con il referendum-gemello di Mirafiori e con lo «spauracchio» di lasciare la produzione agli operai di Tychy, l'ad della Fiat ha detto ai lavoratori-terroni e sfaticati (nonostante i livelli di astensionismo si attestino ben al di sotto la soglia fisiologica) che se volevano i 700 milioni di euro d'investimenti dovevano abdicare ai loro diritti. Il 40% ha votato no, ma il 29 dicembre l'azienda è andata oltre, firmando con Fim, Uilm e Fismic l'accordo per istituire una newco ed estromettere dallo stabilimento la Fiom che potrebbe capeggiare il dissenso. «Per il momento il nostro morale è altissimo - dice D'Onofrio - non ci aspettavamo che tra gli operai di Mirafiori lo scarto tra favorevoli e contrari fosse di soli 9 voti. Se restano così le cose siamo fuori dalla fabbrica, ma noi siamo già pronti a battagliare legalmente e davanti i cancelli».
La prossima tappa è lo sciopero nazionale del 28, il presidio della Fiom fuori lo stabilimento inizierà alle cinque, poi alle dieci tutti nel centro di Pomigliano per il corteo. «Non abbiamo nessuna intenzione di accettare un nuovo caporalato - aggiunge Franco Percuoco altro delegato - l'azienda vuole scegliere le nuove Rsa della fabbrica per "eleggere" qualcuno che non dia fastidio, questa cosa non può essere legale». Ieri e fino a domani saranno gli unici tre giorni del mese, nel terzo anno di cig, in cui l'azienda ha deciso di riconvocare per due turni gli operai alle linee del Giambattista Vico: «Andremo avanti con volantinaggi e assemblee per spiegare cosa ci attende nelle prossime settimane», dice Percuoco. Di sicuro in cassa integrazione si resterà almeno fino ad agosto: «E questo dimostra come quando Marchionne afferma di non avere chiesto soldi allo stato fa solo propaganda - sbotta Maurzio Mascoli, segretario regionale Fiom - con la cig ci sono almeno 50 milioni a carico di regione e Inps». Nel nuovo contratto c'è anche lo straordinario «selvaggio» che può arrivare a 60 ore, e l'aumento annuo di 3740 euro è solo una magra consolazione: «giusto il dovuto per il lavoro extra e di notte», aggiunge Mascoli. Per D'Onofrio «Marchionne dovrebbe cambiare mestiere»: «Può fare il ministro dell'economia, speculare in borsa, ma un capitano d'industria deve vendere macchine. Mi dite senza mettere sul mercato modelli credibili, con le vetture che restano nei depositi che senso ha lavorare 18 turni?».
Ma chi ha firmato il contratto la pensa diversamente. Spiega il segretario regionale Fim Giuseppe Terracciano: «abbiamo aiutato i lavoratori a ripartire con in tasca una speranza per il futuro, questo sarà l'impianto del futuro dove dopo la Panda si potrà produrre qualsiasi cosa». E pazienza se il consenso tra i lavoratori è bassissimo e se i rappresentanti del no vengono, antidemocraticamente, messi alla porta: «È la legge - spiega Giovanni Sgambati segretario Uilm - Tra le posizioni della Fiom e quelle della Fiat siamo sempre stati in mezzo». Di sicuro con queste regole e con l'accordo "vergine" da firmare individualmente a Pomigliano si consumerà più di una battaglia.
Don Peppino Cambardella parroco della chiesa di San Felice, patrono di Pomigliano è molto preoccupato: «La mia grande paura è che si verifichino licenziamenti e discriminazioni contro chi ha votato no, tutti gli operai invece devono ricominciare a lavorare al più presto, senza eccezione». Don Peppino ha seguito tutte le fasi dell'accordo ed è sempre stato presente alle assemblee e alle manifestazioni, per primo ha denunciato il rischio che corrono i cassintegrati nell'essere esposti all'usura: «Con 700 euro al mese è naturale che le famiglie non riescano a tirare avanti, è un sottobosco che esiste, per questo dico di fare presto, ma non lasciare nemmeno un lavoratore per strada a qualsiasi sigla sindacale appartenga». Per il momento la cig è ancora lunga, ed è poco probabile che come previsto dal piano Marchionne il prossimo settembre inizi la nuova produzione, i lavori per riconvertire le linee non sono nemmeno partiti.

 

Da controlacrisi.org

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