Tfr/ Uil-Fp dice "no" alla trattenuta in busta paga dei 30mila lavoratori umbri
Il passaggio da Tfs (Trattamento fine servizio) a Tfr (Trattamento fine rapporto) imposto dalla legge 122 del 30 luglio 2010 costringe i 30mila lavoratori della sanità e degli enti pubblici a subire una grave ingiustizia. A seguito di tale provvedimento, preso in maniera fin troppo superficiale dal Governo, l'Inpdap (che avrebbe dovuto fornire chiarimenti in merito alle novità introdotte) dal primo gennaio 2011 ha posto in atto a carico di tutti i dipendenti pubblici un'illegittima trattenuta del 2,5% sull'80% delle voci stipendiali fisse (oppure del 2% sul 100% delle predette). Bisogna considerare che nel regime Tfs la liquidazione viene in parte autofinanziata dai lavoratori, che versano all'Inpdap un contributo pari al 2,5%. Nel regime Tfr, invece, la liquidazione è tutta a carico del datore di lavoro. L'interpretazione della legge data dall'Inpdap cozza con quanto disposto nella stessa legge 122/2010 (nella quale è previsto che “il trattamento di fine rapporto si effettua secondo le regole dell'articolo 2120 del Codice civile, con l'applicazione dell'aliquota del 6,91%”). Peraltro, l'Inpdap ha previsto che l'accontonamento del Tfr debba avvenire in forma “virtuale” e non reale. Un'impostazione, questa, che comporta una lesione del diritto del dipendente all'anticipo sulla liquidazione (garantito dall'articolo 2120 del Codice civile). “Tali interpretazione della legge da parte dell'Inpdap – sottolinea il segretario regionale della Uil-Fpl, Marco Cotone - sono assolutamente illegittime. Se l'Istituto applicherà la trattenuta del 2,5%, in Umbria daremo il via a una pesante vertenza e agiremo nelle competenti sedi giudiziali a tutela dei diritti dei nostri iscritti e di tutti i lavoratori. La responsabilità di questa situazione è dovuta anche al Governo nazionale, che ha deciso il passaggio da Tfs a Tfr senza valutarne le conseguenze”.

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