Parte dal circolo di Prc Fiat auto-Avio di Pomigliano d'Arco, l'appello agli operai di Mirafiori a votare 'nò al referendum del 13 e 14 gennaio. «Pomigliano è con voi fino in fondo - hanno scritto gli operai del Vico - riprendiamoci il nostro futuro attraverso il nostro protagonismo, la lotta operaia, capace di tante conquiste che non possono essere cancellate con una firma vergognosa». «Se dopo Pomigliano la Fiat si è stretta in un silenzio durato giorni - hanno aggiunto dal circolo di Rifondazione comunista in fabbrica - dopo Mirafiori dobbiamo fare di più, dobbiamo costringere questa direzione aziendale a guardare in faccia alla realtà, dirgli che la loro verità non è la nostra, e che un altro modo di produrre e di trattare la classe operaia esiste, perchè noi lo pretendiamo». Gli operai sottolineano che il loro non è «un classico appello, un gesto di circostanza o un semplice gesto di sostegno». «Vi scriviamo in qualità di lavoratori di Pomigliano - hanno aggiunto - da dove sono partiti questi attacchi. Sappiamo che questo ricatto è forte, e pone una forte responsabilità sulla vostra scelta. Sappiamo come ci si sente, sappiamo con quale stato d'animo lo state affrontando, ma noi vogliamo rivolgerci a chi è ancora indeciso sul voto. A voi operai che avete sentito tanti pensatori parlare delle nostre ore di lavoro ed esprimere giudizi facili. Si sono susseguite voci sull'assenteismo, sui fannulloni e lo stesso Marchionne, che su queste parole ha costruito tutto il suo piano, le ha utilizzate prima contro noi, facendola passare per un'eccezione, per poi subito dopo riutilizzarle contro voi. Bene, noi e voi conosciamo la verità della nostra condizione, di cosa vuol dire minuti in meno di pausa, ore in più di lavoro, la democrazia in fabbrica, conosciamo il reale valore di queste parole, usate un pò da tutti in questi giorni, e sappiamo anche che come le abbiamo conquistate possiamo difenderle, per noi e per il futuro di altri lavoratori». «Tutta la classe operaia guarda a voi - hanno concluso - come lo ha fatto con noi lo scorso 22 giugno, ecco perchè oggi come ieri e più di ieri, il sentimento che proviamo è di rabbia, una rabbia che però deve trasformarsi non più solo in un dissenso ma in riscatto».

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