A 57 giorni esatti dalla chiusura del bando internazionale per la cessione dei principali assets produttivi della Merloni e dopo che sugli organi di informazione si sono rincorse voci su alcune ipotesi di rilancio produttivo dell'azienda e su alcune manifestazioni di interesse avanzate da almeno due gruppi stranieri, siamo alle solite e le lavoratrici e i lavoratori di questa azienda sono appesi al filo della prossima scadenza del regime di cassa integrazione senza sapere quale sorte gli toccherà.

Dalle informazioni ufficiose che, prima delle festività natalizie, abbiamo raccolto dalla stampa non è dato infatti sapere se alle manifestazioni di interesse avanzate siano seguite delle proposte operative e vincolanti per l'acquisto dell'azienda, per la ripresa delle attività produttive e per la salvaguardia dei posti di lavoro e se queste, eventualmente ed ufficialmente, siano al vaglio dei Commissari di governo e di Mediobanca. I Commissari, nonostante le sollecitazioni delle Istituzioni regionali e della FIOM CGIL, si sono stretti attorno ad un riserbo assoluto che assomiglia ad una cortina fumogena.

Occorre perciò la massima prudenza prima di prendere posizione sulle ipotesi che si sono fatte e sui piani industriali di cui si sono potuti conoscere alcuni dettagli solo in relazione a quello proposto dai cinesi: non vi è stata ad oggi alcuna conferma ufficiale sulla concretezza e sull'adeguatezza di queste proposte nonostante la rilevanza economica e sociale di questa vertenza per il nostro territorio e per la nostra Regione.

Quello che però ci sentiamo di dire fin d'ora e di ribadire con estrema fermezza ed altrettanta preoccupazione è lo sconcerto e lo scoramento che si prova nel constatare il silenzio e l'assenza assoluta del Governo e del Ministero dello Sviluppo economico di fronte a queste novità. Se fossimo stati in presenza di un Governo serio e dotato anche solo di uno straccio di idea di politica industriale per questo Paese, avremmo assistito ad una sua immediata iniziativa nei confronti dei gruppi industriali che si sono fatti avanti non lasciando nulla di intentato per rilanciare questo patrimonio industriale e per salvare quattromila posti di lavoro e non riservando ad una semplice valutazione di natura tecnica e finanziaria la verifica della congruità delle proposte e della loro possibilità di realizzazione.
Un Governo serio, che si rispetti e dotato di una politica industriale dovrebbe chiamare da subito ad un tavolo di confronto chi ha manifestato interesse per la Merloni, indipendentemente dall'azione dei commissari, affiancandone anzi l'azione e cercando di capire quali eventuali condizioni potrebbero servire a chi vuole investire in questo territorio e per questa azienda in termini di politica industriale incentivante e di sostegno sociale, di politiche infrastrutturali, fiscali, formative ecc. ecc.

Un Governo serio dovrebbe intervenire per costruire queste condizioni e per porre in essere ogni tentativo per attrarre concretamente chi pur ha manifestato qualche interesse ma, purtroppo, un Governo serio, in Italia, è noto che non ce l'abbiamo. Sconcerta anche che su queste evidenze ineccepibili la politica e i sindacati, tolta la FIOM, non dicano una parola e non si sentano di fare alcuna sollecitazione.

 

Il Capogruppo PRC SE
Sinistra Unita per Gualdo
Gianluca Graciolini

 

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