Il lavoro non è una merce
Mauro Ravarino - il manifesto
I metalmeccanici della Fiom torinese in piazza tutti i giorni per informare i cittadini. In fabbrica, invece, i «complici» impediscono le assemblee che dovrebbero chiarire a tutti su cosa si va realmente a «votare»
Il camper metalmeccanico targato Fiom macina chilometri e slogan, tra piazze e mercati. Ha i suoi anni ma non perde colpi. A pochi giorni dal referendum sul futuro di Mirafiori, che si svolgerà il 13 e il 14 gennaio, la strada contro «l'accordo della vergogna» è breve, impervia e fitta di appuntamenti. Le tute blu della Cgil lo sanno bene e ce la mettono tutta per informare lavoratori e cittadini. Ieri, il camper è tornato in piazza Castello, per rallentare la frenetica corsa ai saldi, perché «il lavoro non è una merce - dice Giorgio Airaudo, responsabile Auto della Fiom - e non può essere trattato come un oggetto in saldo». Ancora una volta sono stati tanti i torinesi che si sono stretti agli operai in lotta. Gente comune, studenti, pensionati, lavoratori. I loro cartelli spiegano meglio di tanti giri di parole quello che pensano: «No ai ricatti», «Vogliamo diritti legalità e democrazia», «Operai e cittadini, non schiavi e sudditi», «Gli dai un dito e ti prendono una mano».
È una triste storia che si ripete, in forme nuove, anche più insidiose. Pietro Perotti, operaio e storico delegato Flm alla Fiat dal 1969 al 1985, ne è convinto: «La Fiat non è cambiata, ha solo modificato il look. Marchionne e Valletta sono della stessa pasta». Si licenziò, non a caso, il 25 aprile del 1985, a 40 anni dalla liberazione dal fascismo: «Volevo avere una vita che fosse vera. Uscivo dalla fabbrica non dalla lotta. E come vedete oggi sono ancora qui in piazza». Vicino a lui anche i lavoratori dell'indotto Fiat: Raffaele Maiorano dell'Itca, «Prima era solo Pomigliano, poi Mirafiori, ora rischiamo anche noi» e Giacomo Zulianello della Bertone, «la nostra sorte è ancora un interrogativo».
Tra i passanti, in una piazza tappezzata dalle lettere di sostegno agli operai raccolte da Micromega. c'è chi prende i volantini, chi si avvicina ai delegati e chi si informa. Ma c'è anche chi si gira dall'altra parte e non ne vuole sapere. Meno, però, di altre volte. «Noto grande interesse da parte dei cittadini - racconta Federico Bellono, segretario della Fiom torinese - soprattutto dei giovani, che hanno capito come la vicenda di Mirafiori oggi riguarda i lavoratori dello stabilimento Fiat, ma domani potrà coinvolgere tutti, anche chi deve ancora entrare nel mondo del lavoro». Ecco, perché l'esito del referendum non è scontato come sembrerebbe.
Il fronte del sì (Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione capi e quadri), che sarà oggi in centro a volantinare, ha già ridimensionato le previsioni. Se mercoledì prefigurava un successo bulgaro dell'80%, ora si accontenta del 51%, come la Fiat. «Non è incoraggiante - aggiunge Bellono - questa rincorsa ai numeri, anche perché gli operai di Mirafiori sono imprevedibili». Nella storia delle Carrozzerie non sono rare le bocciature, come quando nel 2007 gli operai si opposero ai 17 turni nonostante il via libera di tutte le sigle. «Il referendum rimane una partita truccata, nasconde il merito dell'accordo, ti pone di fronte a un ricatto: vuoi o non vuoi l'investimento».
Forse, sull'esito della consultazione si capirà qualcosa di più da lunedì in poi. Dal giorno in cui gli operai rientreranno in fabbrica dalla cassa integrazione. Prima solo in 800, quelli impiegati sulla linea della Mito, poi il 12, il resto dei 5500 lavoratori delle Carrozzerie. Nemmeno il tempo di rimettersi la tuta e già saranno chiamati a votare. Tempi stretti.
Solo la Fiom farà un'assemblea in fabbrica, giovedì; gli altri sindacati lo considerano uno strumento desueto («Ci incontreremo altrove, le assemblee sono ormai diventate una bolgia dove chi si erge a paladino della democrazia non lascia parlare gli altri», dice la Fim). I firmatari distribuiranno davanti ai cancelli un opuscolo per spiegare le ragioni dell'intesa. In evidenza, le frasi: «Diamo un futuro a Mirafiori e ai nostri figli», «vota e fai votare si», «senza lavoro non hai diritti».
La Fiom ha, invece, annunciato una fiaccolata in via Garibaldi per mercoledì 12 gennaio. Ci sarà anche Maurizio Landini, segretario generale della Fiom: «Sarà un corteo per la libertà del lavoro - ha spiegato Airaudo - e per fare in modo che i lavoratori non si sentano soli».

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