«Noi che sottoscriviamo questa lettera siamo tutti ex delegati Fim/Uilm che negli anni '70-'80 hanno dedicato impegno ed energie a sostegno delle innumerevoli battaglie sindacali di quei tempi.
Proprio in ragione di quell'impegno, (...) ci sentiamo in diritto di esprimere alcune considerazioni in merito ai recenti vergognosi accordi sottoscritti dalle nostre ex-organizzazioni sindacali sia nel caso della Fiat di Pomigliano che della Fiat di Mirafiori. (...) Certamente i tempi sono cambiati come sono cambiati i leader sindacali e non ci può essere addebitata alcuna responsabilità se a segretari quali Pierre Carniti (...) sono succeduti personaggi per i quali il dovere primario della difesa dei diritti dei lavoratori sembra essere un aspetto del tutto estraneo e non solo da oggi. (...) I tempi sono profondamente mutati e molto più complessi e difficili da affrontare, ma siamo convinti che al sindacato spetti focalizzare la propria iniziativa sulla difesa dei lavoratori.
I recenti accordi sottoscritti con Marchionne non sono che altri passi in avanti di un percorso, iniziato negli anni '80 e che ha il suo culmine nell'accordo concertativo del '93 da parte di tutti i sindacati, che non fa che confermarci il progressivo abbandono di una parte del sindacato di quell'obiettivo primario precedentemente indicato. Come si potrebbero diversamente giudicare i tanti accordi sottoscritti in materia di riforma della previdenza senza mai tenere conto delle condizioni di tanti lavoratori maturi espulsi dal ciclo produttivo a pochi anni dalla pensione e lasciati del tutto privi di reddito ad attendere un traguardo che, modifica dopo modifica, si spostava in avanti nel tempo? Come giudicare l'assenza di una seria, coerente battaglia perché, in parallelo alla miriade di riforme previdenziali, si varasse quella riforma universale degli ammortizzatori sociali di cui si blatera da almeno 15 anni?
Di fronte alla disoccupazione crescente, alla ormai avvenuta delocalizzazione di interi comparti industriali, alle enormi quantità di fondi pubblici affluiti nelle casse di aziende che alla prima occasione se ne sono andate all'estero, quali reali iniziative sono state messe in campo se non quelle di accettare accordi al ribasso che hanno certo salvato dalla miseria i lavoratori di alcune grandi aziende ma a scapito di chi il lavoro lo ha perso a livello individuale senza poter contare su alcuno strumento di sostegno al reddito? E come giudicare la partecipazione sindacale al lauto banchetto dei programmi pubblici a sostegno della ricollocazione il cui risultato in termini di nuovi posti di lavoro è praticamente nullo mentre certe sono le entrate economiche per chi gestisce tali progetti?
(...) Quest'ultimo accordo di Mirafiori svuota inoltre tutta la rappresentanza sindacale di fabbrica togliendo ai lavoratori ogni possibilità di decisione e discussione sul contenuto del loro lavoro e di gestione delle lotte sia attraverso le nomine dirette da parte sindacale dei loro rappresentanti sia attraverso la limitazione dei contenuti rivendicativi a accordi tra imprenditori e sindacato, con ciò di fatto svuotando il diritto di sciopero e i diritti sanciti dalla Costituzione. Si torna mediante le Rsa alle vecchie Commissioni interne presenti prima degli anni '70 e sostituite attraverso le lotte dei lavoratori con i Consigli di Fabbrica come esempio di democrazia sindacale. Siamo dovuti arrivare all'assurdo di un segretario confederale che esprime sottili distinguo rispetto al licenziamento di un lavoratore, di segretari confederali che, giorno dopo giorno, si ritrovano in sintonia con le posizioni di un Ministro del Lavoro e di Associazioni imprenditoriali capaci solo di proporre antiche ricette a danno dei più deboli di fronte ad una crisi di sistema che imporrebbe ben altre capacità di analisi e proposizione (...)».
Vincenzo Arenella; Bruno Carchedi; Gianfranco Campiglio; Severo Cazzulani; Fiorella Fedeli; Fulvio Negri; Armando Rinaldi; Vincenzo Robustelli


 

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