PERUGIA - Ha denunciato per mobbing l'ente pubblico per il quale lavora, sostenendo di essere stata demansionata al rientro dopo la gravidanza: tesi accolta dal giudice del lavoro di Perugia che ha condannato l'ex Ambito territoriale ottimale a risarcire una perugina cinquantenne con 18 mila 469 euro. La notizia e' riportata oggi dal Corriere dell'Umbria. A denunciare per mobbing l'ente e' stata una donna ingegnere assistita dall'avvocato Emilio Bagianti. La vicenda risale al 2004 quando la dirigente dell'ex Ato si assento' dal lavoro per quattro mesi per la maternita'. ''Il solo periodo di astensione obbligatoria'' ha spiegato oggi il legale. Al suo rientro la donna - in base alla sua denuncia - si ritrovo' demansionata. ''Prima della maternita' - ha spiegato ancora l'avvocato Bagianti - era un punto di riferimento per la struttura. Al rientro e' stata emarginata rimanendo praticamente senza occupazione per tre anni''. Quindi la decisione di rivolgersi al giudice del lavoro con la denuncia nei confronti dell'ex Ato per il quale l'ingegnere tuttora lavora. Nel corso del procedimento l'ente ha sostenuto la correttezza del proprio operato, negando qualsiasi forma di mobbing. Il giudice del lavoro ha pero' assegnato il risarcimento alla donna. ''Mi spiace sentire notizie che parlano di tante lavoratrici orami assuefatte a situazioni tipo la mia. Si deve reagire'' ha detto l'ingegnere al Corriere dell'Umbria. ''E' vero, non tutte possono farlo, perche' bisogna affrontare spese legali, ma in presenza di circostanze simili - ha aggiunto - non e' possibile tollerare comportamenti del genere''.
 

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