La nostra impressione a caldo è che il 14 dicembre non è andata male. Non perché poteva andare peggio, espressione buona per coprire tutte le sconfitte, ma nel senso che qualcosa di nuovo è successo: anche se battuta l'opposizione non è più il fantasma dell'opera ma è un movimento che tallona la maggioranza per due o tre deputati a seconda dei parti. Se si pensa che questo rivolgimento è avvenuto in un fazzoletto di mesi, invece di recriminare portiamocelo a casa e ragioniamo su come farlo fruttare. Nell’unica maniera che conta: trasformando una minoranza per il no in una maggioranza per il sì. No a questa legge elettorale, si alla sua riforma. Il resto lasciamolo perdere.

Conosciamo bene l'obiezione: Berlusconi questa legge non la cambierà mai perché lo fa stare in un ventre di vacca: con un solo voto in più sugli altri otterrà per premio più della metà degli eletti alla Camera dei deputati. È vero: con questa legge elettorale possiamo anche fare a meno della campagna elettorale: ormai i sondaggi assegnano stabilmente al Pdl - da solo – circa cinque punti percentuali in più del Pd, distanza troppo grande per essere colmata da una campagna elettorale nella quale il populismo berlusconiano fa aggio sull’atteggiamento di un elettorato tradizionalmente non di sinistra come quello italiano. Ma è ben per questo che la modifica della legge elettorale è un risultato da perseguire costi quello che costa.
Il come non appartiene a chi come molti di noi è inesperto di tattica politica, ma a chi dirige il partito. Ci limitiamo a dire che non si può puntare solo sulla piazza, dove si rinsaldano gli umori di quelli che sono d’accordo. Il problema è convincere quelli che non lo sono e che non vanno in piazza, ai quali si deve offrire un terreno solido dove mettere il piede: l’handicap del Pd è che al di là della propaganda non sa ancora dire cosa vuole in concreto e soprattutto con chi intende realizzarlo. Sono curve che si superano ma la macchina deve essere sicura al volante.

Chissà che non occorra anche qualche lezione di guida.

Gianni Barro, associazione Lettere Riformiste
 

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