di Nicola Preiti, segretario nazionale FP CGIL Medici

"Due linee di pensiero sembrano orientare le ricette per la cura della sanità umbra: “fuori la politica dalla sanità” e “nuove regole ferree” per le nomine di Direttori Generali e Primari.

Colpisce innanzitutto l’accezione negativa che molti politici danno della politica. Si confonde la politica con la sua degenerazione. Non ci sono, a nostro avviso, commissioni di esperti che possano surrogare la politica. Senza la politica la sanità sarebbe sottratta a qualunque controllo democratico e avremmo dei Direttori Generali con potere assoluto.

La politica viceversa riteniamo debba stare fuori dalla gestione della sanità, ma è suo dovere pretendere che sia garantita la correttezza del sistema e la sua qualità. Questo chiedono i cittadini che votano e che pagano la sanità. Ben vengano poi tutte le norme, ma la via delle “norme ferree” per la nomina di Direttori Generali e Primari, di per se non appare risolutiva.

Intanto non si possono confondere le nomine. I DG ed i Primari non hanno quasi nulla in comune. Gli obiettivi del DG sono naturalmente variabili a seconda della Giunta che governa, del momento, delle risorse disponibili, delle normative nazionali ed europee, ecc., quelli del primario sono sempre gli stessi (curare i pazienti) indipendentemente da chi governa.

A grandi linee, il DG si occupa di sanità il Primario di salute.
Ne consegue che i DG devono essere nominati necessariamente dalla Regione. I primari invece devono essere selezionati senza alcuna interferenza politica, o della Giunta, esclusivamente in base alle capacità professionali medico-sanitarie.

Come scegliere quindi? Ecco, è qui l’occasione per la Giunta Regionale dell’Umbria di fare di necessità virtù, ed indicare anche alle altre Regioni una via d’uscita che rafforzi il sistema sanitario. La difficoltà risiede nel dover fissare norme e percorsi che autoregolamentino il suo potere.

Mettere distanza tra politica e gestione con netta definizione del ruolo e delle responsabilità di ognuno. Solo cosi la Giunta sceglie i migliori DG ed è legittimata a chiedere conto della gestione ai manager nominati.

Bisogna evitare che la sanità nel suo complesso si possa esaurire in un rapporto a due “incestuoso”, tra assessore e DG. Ne conseguirebbe: programmazione evanescente, risorse variamente gestite e riallocate, obiettivi assegnati postumi, controlli virtuali e sostanzialmente “di fedeltà”.

La via è quella della partecipazione, della trasparenza e della responsabilità.
Dare ruolo ai Comuni, alle parti sociali, ai cittadini. Naturalmente senza potere di veto perché il Sistema sanitario è regionale e non può essere comunale o di categoria.

I Comuni devono partecipare alla programmazione sanitaria, conoscere gli obiettivi e le risorse assegnate al DG, particolarmente per quel territorio, e devono soprattutto avere una funzione attiva di controllo del raggiungimento degli obiettivi.

I servizi non possono passare sopra la testa degli operatori, non c’è qualità se si prescinde da essi. Non si possono avere DG che operano contro i loro dipendenti. Non ci possono essere servizi avulsi dalle esigenze di salute dei cittadini nonché del giudizio di gradimento degli stessi. Le risorse devono essere correlate alla qualità dei servizi.

Il sistema è virtuoso se ognuno fa la sua parte e tutti la conoscono. La valutazione del manager non può esaurirsi nel giudizio dell’assessore, visto che è lui che lo ha nominato.

Se tutto è reso chiaro e trasparente i DG si trovano a vivere in una casa di vetro. Non potranno quindi assecondare richieste improprie. E non potranno nascondere le proprie manchevolezze dietro la politica. Dovranno pensare agli obiettivi e per questo saranno costretti, ad esempio, a selezionare i primari migliori. Una scelta primariale sbagliata gli deve costare il posto. E possiamo stare tranquilli che troveranno la soluzione migliore.

La meritocrazia potrebbe così affermarsi con beneficio per tutti. Per i servizi e per i professionisti. Si vivrebbe una competizione al rialzo e la qualità professionale di ognuno si innalzerebbe. E’ questa una sfida rilevante e ineluttabile per la politica e la giunta regionale. E purtroppo il tempo è tiranno".

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