di Giuliano Granocchia
Assessore alle politiche del lavoro della Provincia di Perugia
Le 56 lavoratrici e lavoratori precari dei Centri per l’Impiego della Provincia di Perugia, come in questi giorni hanno inteso ulteriormente sottolineare le varie sigle sindacali della Funzione pubblica, costituiscono un patrimonio di risorse umane e di professionalità che non può essere disperso.
La crescita dei nostri servizi per l’occupazione, la loro capacità di sostenere i percorsi di occupazione e di incrocio tra domanda ed offerta di lavoro, il loro contributo alle politiche attive del lavoro ed allo sviluppo locale nella nostra Provincia e, da ultimo, la loro nuova funzione nella gestione degli ammortizzatori sociali nell’attuale panorama di crisi economica e sociale, ci consentono di affermare che ogni eventuale possibilità di un ridimensionamento dei livelli occupazionali e professionali che hanno reso possibile il conseguimento di questi risultati produrrebbe effetti sul livello di appropriatezza di questi servizi.
Gli effetti sarebbero negativi per quelle imprese che hanno la necessità di intercettare una domanda di lavoro; per tutte le lavoratrici ed i lavoratori in cerca di un’occupazione compresi quelli rappresentati dalla categorie protetta della legge 68; si minerebbe ogni adeguata programmazione destinata ad incentivare l’occupazione grazie a delle politiche attive del lavoro forti di risorse professionali, economiche e strumentali.
In questo contesto e a questo fine non aiuta la cancellazione del Fondo Nazionale destinato ai Centri per l’Impiego che ammontava a 50 milioni di Euro cancellato nel silenzio pressoché generale non sicuramente di questo assessorato. Restano dunque fermi le volontà, gli impegni e gli sforzi della Provincia per una positiva e graduale soluzione della vicenda ma non possiamo certo sottovalutare queste ulteriori difficoltà".
Per quanto mi riguarda, sono consapevolissimo sia delle preoccupazioni delle lavoratrici e dei lavoratori dei nostri Centri per l’Impiego sia delle loro aspirazioni a veder valorizzate le loro competenze e le loro professionalità così come sono consapevole dei rischi che correrebbero i nostri servizi pubblici per l’occupazione in assenza di scelte nazionali capaci di far operare la nostra programmazione entro un piano di certezze economiche.
Non per niente, ho di recente e a più riprese voluto con forza sottolineare la necessità di aprire una confronto nazionale con il Governo finalizzata al recupero e alla ridestinazione di risorse finanziarie adeguate al sistema dei Centri Pubblici per l’Impiego. L’ho fatto come componente della Commissione nazionale per le politiche attive del lavoro istituita presso l’Unione delle Province italiane ed alla vigilia della stipula del Protocollo nazionale d’intesa per le politiche dell’occupazione richiestoci, senza alcuna seria, ragionevole ed economicamente appropriata contropartita, dal Ministero del Lavoro.
A questo proposito, sarebbe auspicabile oltre che produttivo che questa vertenza nazionale, ingaggiata dalle Province titolari delle funzioni e delle competenze in materia di occupazione, possa essere condivisa e sostenuta da ogni sigla sindacale che abbia a cuore le sorti dei Centri pubblici per l’Impiego, il futuro occupazionale di chi ci lavora e l’esigenza di garantire alle agenzie pubbliche le stesse opportunità economiche e strumentali attualmente offerte dal Governo nazionale alle agenzie del lavoro private.
L’appello che mi sento di rivolgere ai sindacati è che insieme possiamo farcela ma ognuno deve fare la sua parte: il contributo che essi possono dare in questa vertenza potrebbe essere infatti risolutivo.
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