La proposta è allettante. Molti giovani la vivrebbero come il sogno della propria vita. Consiste
nell’imparare un’importante professione all’estero. Magari in America, Asia, Oceania, Medio Oriente, Africa. Sono coinvolti 1800 stagisti, invitati dal ministero degli Esteri. Il problema è che – informa il bando - la partecipazione agli stage non prevede alcuna forma di rimborso”. I 1800 ragazzi dovranno pagarsi le spese, cioè viaggi aerei, alloggio, magari anche l’assicurazione sanitaria. Molti giovani quando leggeranno il bando rimarranno con la bocca amara, soprattutto se figli di metalmeccanici di Termini Imerese o di Pomigliano.Questa forma di lavoro, che dovrebbe essere organizzata per preparare, formare, alle volte, invece, serve solo per avere mano d’opera a buon mercato e automaticamente licenziabile. La “Repubblica degli Stagisti” chiede di erogare un rimborso forfettario di 500 euro per gli stage svolti in Europa e di mille euro al mese per chi va in Paesi extraeuropei. Una spesa di tre milioni e mezzo di Euro .Eleonora Voltolina (creatrice del sito
www.repubblicadeglistagisti.it) ha scritto: “Ogni ambasciatore guadagna oltre 250mila euro all'anno: davvero il suo ministero non ha tre milioni e mezzo di euro per i suoi stagisti?... E investire sui tirocinanti anziché sui soliti 50-60enni di ruolo non sarebbe un bel modo di contribuire a far tornare l'Italia un paese per giovani?”. Questa “Repubblica”, da non confondersi col giornale di carta, contiene molte iniziative su queste tematiche. Tra queste “La Carta dei diritti dello stagista”, il Kit dello stagista (dedicato a coloro che hanno uno spazio su Internet per offrire i più recenti annunci di stage pubblicati dalle aziende che fanno parte del Bollino OK Stage), un gruppo su Facebook con 3600 iscritti. È anche uscito un libro della Voltolina: “La Repubblica degli stagisti. Come non farsi sfruttare”. Molte le storie denunciate dal sito. Un'altra testimonianza di come tanti giovani, quasi sempre lontani dai sindacati, stiano lottando per avere un futuro. Avrebbero bisogno di proposte, fatti, impegni concreti, iniziative visibili. Non di dibattiti estenuanti su Papi salvatori, più o meno stranieri.
Tratto da L'Unita del 27 settembre 2010
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