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L'edilizia delle buone idee ha bisogno anche di una buona politica. La conseguenza della precedente affermazione è che quella delle idee è una buona politica, almeno per l'edilizia. Ma non basta. Alle buone intenzioni è necessario unire il tempo, che poi significa continuità di intenti nell'intraprendere investimenti dedicati a quell'idea. Non basta ancora. Alle buone idee e al lungo periodo necessario per realizzarle si deve aggiungere una buona dose di rischio: quello di non essere capiti. Facciamo alcuni esempi prima che anche i più trascendenti abbandonino la lettura. A Massa Martana, per il consolidamento della rupe dove sorge l'abitato, sono stati realizzati, ad oggi, circa trenta chilometri di chiodature, metro più, metro meno. Per fermare il lento cedimento dei cigli del perimetro, tra l'altro, si è perforato fino a fermare ciò che era destinato a muoversi e rovinarsi cancellando millenni di storia. Una brutta malattia quella della rupe di Massa. I materiali che la compongono, per uno specifico fenomeno in cui la scarsa resistenza dei alcuni strati non è compensata da quelli più forti, conducono al lento sfogliarsi dei suoi cigli. Grazie ad una buona idea, ad una di quelle di cui ho accennato all'inizio, si sta cercando di fermare tale infausta manifestazione. Sono oltre dieci anni che ci si sta lavorando, fra progetti, appalti, realizzazioni e qualche ricorso, che non manca mai. Ecco la necessità del tempo, del secondo elemento che deve necessariamente accompagnare le buone intenzioni. Del resto il fine non è di poco conto. Si sta cercando di salvare un centro storico, tra i più belli dell'Umbria, e con esso il segno di passate storie, che diventano insegnamenti contingenti: innanzi tutto il luogo, eletto ad area di sosta e ristoro fin dal tempo dei romani, dove si respira un'aria fresca, proveniente dai boschi che circondano la cittadina, di cui si percepisce l'intenso verde pur senza scorgerlo; l'organizzazione della quotidianità, con la netta riconoscibilità dei luoghi, delle botteghe, delle chiese, delle abitazioni e delle relazioni fra questi; l'attenzione del privato nei confronti degli spazi pubblici; poi l'edilizia storica, con le sue tecniche costruttive, che ci insegnano ancora il significato di “regola dell'arte”, della corretta esposizione e della necessaria geometria; come per la via che porta alla piazza principale, che è stata deviata nell'ultimo tratto, al fine di centrare alla vista del passante la chiesa principale. L'intervento, oltre a fermare il fenomeno di lento sfogliamento della parete, prevede la realizzazione, al fine di presidiare tali interventi, di un muraglione. Questo ripropone la possibile cinta muraria del castello di Massa, di epoca longobarda. Uno spazio fortificato più stretto di quello che fu nell'antichità, ma anche un'area che avrà la certezza di esistere ancora a lungo, che ha addirittura riconquistato percorsi, panorami e passeggiate da regalare ai cittadini e ai passanti. Trenta chilometri di perfori significa tutto questo. Ne valeva la pena? E qui la politica deve saper rischiare, tirare fuori tutto quello che le rimane di impegno civile, tenere l'idea e programmare gli interventi che mancano, cercando quelle risorse che è sempre più difficile trovare. La tentazione di rendersi visibili con progetti diversi, legati a nessun modello, ma di forte impatto, che sicuramente non vanno ad interrare trenta chilometri di chiodature, è forte. Ma l'idea di cui stiamo parlando è legata alla sopravvivenza dell'anima di una Regione, che ha fatto da sempre scelte coraggiose per salvarla, dalla Ricostruzione post sismica del 1997, ai consolidamenti delle rupi di Todi e Orvieto. Sono interventi complessi, seguiti da ottimi tecnici e da amministrazioni capaci. La passione che accompagna le persone che hanno ruotato o ruotano intorno al grande obiettivo di completare il consolidamento della rupe di Massa Martana è proprio il proposito finale: lasciare un esempio al futuro di come si può riscrivere la storia e di quello che è la storia stessa. Del resto le buone idee hanno bisogno anche di questo. Paolo Felici paolofeli@gmail.com Condividi