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PARRANO - Dopo due secoli la vite e' tornata a Parrano e ha prodotto i primi grappoli. E' un avvenimento storico: in questa zona dell'Umbria al confine con la Toscana, famosa nell'antichita' per le acque termali e le cosiddette "tane del diavolo" che risalgono all'eta' del bronzo, l'uva vi era arrivata portata dagli etruschi che vi si erano installatati attorno al 700 a.C., e i romani ne ricavavano un vino pregiato. Ora sono stati impiantati 35 ettari di vigneti con l'obiettivo di produrre vini d'altissima qualita' e valorizzare un territorio che da tempo immemore merita di essere ricordato per la sua bellezza paesaggistica e per i vini prodotti. Con una storia cosi' impegnativa alle spalle, la famiglia Soldera che si e' gettata in questa impresa, si e' proposta di produrre un vino di eccellenza senza mezzi termini e per questo ha chiamato, Riccardo Cotarella, uno dei piu' blasonati enologi italiani affermato anche all'estero che, dopo anni di attento studio sulle caratteristiche pedo-climatiche del territorio che circonda il Principato di Parrano, ha scelto di impiantare 15 ettari di uve a bacca bianca, per la maggior parte Chardonnay e 20 ettari di uve a bacca rossa : Pinot Nero, Sangiovese, Canaiolo e Montepulciano. La scelta di impiantare queste varieta' e' dovuta alla eccezionale altitudine media di 500 metri s.l.m. e al terreno limo-argilloso con presenza di scheletro abbastanza importante. Queste caratteristiche hanno rivolto la scelta a delle varieta' che si esprimono al meglio in queste condizioni: Chardonnay e Pinot Nero come basi per produrre spumanti metodo classico d'alta qualita'; Sangiovese, Canaiolo e Montepulciano per la produzione di rossi d'eccellenza, con lo scopo di valorizzare ed identificare un territorio d'altissimo pregio vitivinicolo. La tenuta Principato di Parrano, con il castello che domina il borgo medioevale, spazia su un vasto panorama che si stende dalla valle del Chiani, da monte Nibbio di Ficulle al monte di Cetona, da Citta' della Pieve a Monteleone d'Orvieto, da Montegabbione sino alle alture di Montegiove. Condividi