L’assessore regionale Rometti vuole rivedere le regole in edilizia per snellire le procedure burocratiche, visto che a suo parere la legge in vigore sarebbe troppo restrittiva e non consentirebbe la necessaria mano libera per i costruttori. Rincara la dose il consigliere regionale Buconi, che reclama una forte semplificazione normativa per sostenere il comparto dell’edilizia e rimprovera le istituzioni regionali per aver fatto poco nell’utilizzazione del piano casa del governo Berlusconi.
Vero è che Buconi lamenta i tagli del governo per l’edilizia residenziale pubblica, però sembrerebbero alla fine poca cosa rispetto alle opportunità offerte. Come le premialità previste per gli incentivi di cubatura. Non basta poi che il governo Berlusconi lo scorso maggio abbia approvato due provvedimenti che deregolamentano e liberalizzano l’attività edilizia, ma alla fine anche quella urbanistica, in maniera inusitata nel nostro paese con conseguenze che mineranno pesantemente l’assetto del territorio in tempi anche brevi. Il decreto incentivi ha previsto infatti una serie di interventi di manutenzione ordinaria realizzabili senza bisogno di alcun titolo abitativo (e quindi di controlli pubblici) e ha compresso la possibilità di disposizioni più restrittive previste dalla disciplina regionale, mentre per altri interventi – di manutenzione straordinaria, pavimentazione e finitura di spazi esterni, installazione di pannelli fotovoltaici, ecc - ha previsto soltanto una preliminare comunicazione di inizio lavori al comune, senza necessità di attendere i 30 giorni per inizio dei lavori, come prevede la DIA. La manovra di Tremonti, poi, ha dato un colpo di spugna alla DIA, modificando l’art.19 della 241/1990 e sostituendo alla dichiarazione di inizio attività la SCIA, una semplice segnalazione di inizio attività, praticamente esente da controlli.
Non bastano tutti questi regali fatti da Berlusconi ai costruttori e ai magnati dell’edilizia. I socialisti umbri vogliono di più e di conseguenza attaccano la normativa regionale. Giova ricordare la delicatezza delle materie urbanistica ed edilizia, considerando che le trasformazioni del territorio, che l’urbanistica e l’edilizia governano, sono di regola irreversibili e tanto giustifica sia la regolamentazione minuta degli interventi, sia l’esigenza di controlli attenti, sia ancora l’importanza del momento sanzionatorio in funzione di garanzia dell’effettività della disciplina?
Forse no. Visto che anche nel centrosinistra vacillano le esigenze di tutela dell’ambiente e del paesaggio, di sostenibile e qualificato sviluppo urbano, di fronte alle esigenze dei costruttori e degli ordini professionali. Lo testimoniano la vicenda di Soru in Sardegna, costretto a dimettersi anzitempo per i suoi provvedimenti a tutela del paesaggio sardo, e le difficoltà che vive l’assessore regionale della Toscana Anna Marson, anche lei del Pd, anche lei decisa a difendere territorio e paesaggio dalle cementificazioni.
In Umbria le esigenze delle tre “C”, assi portanti del modello di sviluppo parzialmente arretrato della regione, paiono essere invece in buone mani grazie alla solerzia dei socialisti. Una patata bollente in meno nelle mani del Pd, ma probabilmente una mannaia per la tutela del paesaggio e del territorio del cuore verde d’Italia. A meno che… A meno che non solo gli ambientalisti, ma tutti i democratici che hanno a cuore lo sviluppo sostenibile della regione non si mobilitino per difendere la disciplina edilizia regionale e mettano un freno ai pruriti dei costruttori e degli ordini professionali.
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