PERUGIA - Nell'ambito delle celebrazioni per il 150mo anniversario della ''presa di Perugia'', che avvenne il 14 settembre 1860, e' stata rievocata oggi una pagina meno nota del complesso percorso che porto' all'Unita' d'Italia. Una targa e la ristampa di un vecchio libretto del 1938 hanno ricordato l'epopea dei ''Cacciatori del Tevere''.
Erano volontari umbri e toscani, guidati dal colonnello Luigi Masi, che avrebbe concluso la sua carriera come generale e con una medaglia d'oro al valor militare. I Cacciatori del Tevere si formarono nel settembre 1860 per sciogliersi nell'agosto 1863. Il 9 settembre 1860, appena prima dell'arrivo del corpo di spedizione dell'Esercito sardo a Perugia, i volontari, partiti da Chiusi con mezzi improvvisati e modesti e senza divise, varcarono il confine e liberarono Citta' della Pieve e Monteleone d'Orvieto. In seguito, ad Allerona, il corpo si uni' ai volontari provenienti da Terni e Todi e in pochi giorni furono conquistate Orvieto, Bagnorea (Bagnoregio), Montefiascone, Viterbo, la Teverina, Amelia, Magliano Sabina, Civita Castellana, Toscanella (Tuscania), Corneto (Tarquinia) e altre localita' della Tuscia, fino a Fiano Romano.
Un corpo di volontari decisamente avventuroso e perfettamente in linea con lo spirito garibaldino. Masi, nato ad Assisi e morto a Palermo nel 1872, viene ricordato come una gloria di Perugia in un cippo del civico cimitero. La targa che ne ricorda le imprese e' stata scoperta stamani dal sindaco, Wladimiro Boccali, nella via dedicata proprio a Masi, sul muro del palazzo che ospita la sede regionale della Rai.
Con il sindaco, il generale di brigata Celeste Rossi, comandante del comando militare dell'Esercito ''Umbria'', e Giuseppe Severini, magistrato e rettore del Collegio della Mercanzia. Un picchetto ha reso gli onori militari, ed un minuto di silenzio e' stato osservato in memoria del tenente Alessandro Romani, ucciso l'altro ieri in una imboscata in Afghanistan. Il libro su Masi ed i suoi Cacciatori, che sara' presentato oggi pomeriggio nella Sala della Vaccara, fu scritto da Lamberto Marchetti, prima sindaco e poi podesta' di Gubbio.
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