Il segretario regionale della Cisl Umbria ha rilasciato sabato scorso un’intervista al “Corriere dell’Umbria” di cui si raccomanda una attenta lettura ai lavoratori e a tutti i democratici della nostra regione. Il massimo rappresentante della Cisl si è lanciato in una accusa alla storia e alla politica della sinistra umbra tale che nessun rappresentante del Pdl avrebbe potuto fare di meglio. Un indistinto miscuglio di populismo e liberismo, confuso e infarcito di qualunquismo d’accatto, con il chiaro intento di attaccare politicamente la sinistra e il centrosinistra e salvaguardare la “macelleria sociale”, i cui effetti devastanti si avvertono pesantemente in Umbria, del governo Berlusconi, di cui d’altronde la Cisl è ormai ridotta a mero megafono. L’attacco selvaggio, rozzo e strumentale è rivolto anche alla Fiom e alla Cgil, che avrebbero ancora l’ardire di fare sindacalismo utilizzando l’azione più efficace in mano ai lavoratori: il conflitto sociale e lo sciopero. Anzi, la Fiom è additata come un covo di comunisti e stalinisti che osano anteporre i diritti dei più deboli, cioè i lavoratori, alle ferree leggi del mercato capitalistico e alla sua versione moderna, la globalizzazione liberista. Hai capito che bel sindacalista, prima il profitto e poi i diritti dei lavoratori! Ma l’idea di fondo è l’abrogazione dell’idea che la società è divisa in classi sociali, che le classi hanno interessi contrapposti e che pertanto alla fine della giostra si deve abolire la lotta di classe. Complimenti, niente di nuovo, la storia che siamo tutti sulla stessa barca, gli Agnelli come l’operaio delle presse, è piuttosto vecchia! Naturalmente non una parola sulle responsabilità del governo Berlusconi, nessun giudizio politico e sindacale sullo smantellamento della scuola pubblica e dell’università, sulle leggi che incoraggiano la precarizzazione del lavoro, nessuna proposta per salvaguardare i redditi da lavoro dipendente, ad iniziare da quello dei lavoratori della pubblica amministrazione, o per contrastare i rigorosi tagli ai trasferimenti agli enti locali per lo stato sociale, ecc. In sostanza, per il segretario della Cisl, il mondo è questo, va così, chi pensa di contrastarlo è un comunista. Infatti rivendica in pieno il modello Marchionne, “ti faccio lavorare se diventi uno schiavo”, e ci dice che andrebbe benissimo anche per la Merloni. Sulla Merloni però, ha un guizzo di sincerità e ribadisce che il suo sindacato ha sempre sostenuto la famiglia Merloni. Stia sicuro che ce ne siamo accorti di come la Cisl è stata subordinata in questi anni, al disastro industriale, produttivo ed occupazionale della Merloni. A proposito di sistema clientelare negli enti locali umbri, non è che c’è stata qualche relazione, neppure troppo nascosta, tra le posizioni politiche e sindacali della Cisl rispetto alla proprietà Merloni ed i meccanismi di assunzione negli stabilimenti umbri e marchigiani? Occorre prendere atto che la parabola dal trockijsmo al populismo liberista filo berlusconiano, per qualcuno ha compiuto il suo percorso irreversibile. Una ragione in più per far riuscire la grande manifestazione nazionale indetta dalla Fiom, il 16 ottobre a Roma, per il lavoro e la sua dignità, contro le politiche di Confindustria e del governo Berlusconi. Quinto Sertorio Ps: “L’epoca della speranza di vittorie folgoranti e di facili successi è tramontata. I comunisti devono armarsi di grande pazienza ed essere consapevoli che la conquista delle masse passa anche per l’oscuro militantismo, per la lenta conquista dei lavoratori in seno alle organizzazioni sindacali, difese con accanimento da una burocrazia che ne trae potere e privilegi”. Pierre Brouè, “La rivoluzione perduta, vita di Trockij 1879-1940”, pag. 325-326, Bollati Boringhieri. Se ne consiglia vivamente la lettura, in particolare a sindacalisti in confusione! Condividi