A Veltroni non è bastata la lezione del 2006, quando il centro sinistra ha perso in rapida successione governo nazionale, la città di Roma e nei mesi successivi due Regioni, Abruzzo e Sardegna. L’ex segretario torna alla carica con un documento, che cerca di pescare consensi tra i parlamentari dell’area democratica e che non è affatto tenero con la linea dell’alleanza democratica e del nuovo ulivo della leadership bersaniana.
Il Pd è "senza bussola", serve "coraggio", "proposte coraggiose", "apertura". Queste le parole del documento che non lesina critiche alla gestione attuale, affermando che non vanno bene progetti "neo frontista" e "neo centrista": sono frutto di "una visione angusta e rinunciataria". Non serve la "riedizione regressiva del compromesso storico" o una "tardiva adesione alla socialdemocrazia". Serve, insomma, la "vocazione maggioritaria". E serve, secondo il testo del documento, se non una corrente un "movimento" capace di fascinazione anche all'esterno del Pd fino alle aree deluse dal berlusconismo.
A sgomberare il campo dai dubbi sulla determinazione di Veltroni, ci ha pensato il diretto interessato con dichiarazioni pesanti rilasciate ieri sera al Tg1: "Non si vede una alternativa chiara, nitida e forte a Berlusconi, un'alternativa capace di parlare agli italiani. C'è bisogno di una grande innovazione", ha detto l'ex sindaco. Poi ha rincarato: "Stamattina [ieri] sono usciti sondaggi secondo cui il Pd è al 24,6%. Se stiamo uniti attorno al 24,6% non andiamo da nessuna parte". Poi, l'affondo finale: "Il Pd potrebbe trovare fuori da sé una leadership che possa federare" le forze riformiste. "Un po' la funzione che ebbe Prodi nel '96. Non escluderei che si possa pensare a qualche personalità esterna, che possa trasmettere questa idea che il centro non è il gioco tra i partiti ma il programma per l'Italia".
Bersani ha replicato a stretto giro: "Non serve una bussola", ha spiegato il leader democratico ammettendo che le parole di Veltroni gli hanno fatto "una impressione non simpatica". Bersani ha aggiunto: "La cosa meno normale è il modo, il tono e il momento perché noi dovremmo occuparci del Paese e non guardarci la punta delle scarpe o fare un pacco dono a Berlusconi. La palla ora sta di là e non è il caso di tirarla in casa nostra". Nel merito delle osservazioni di Veltroni, Bersani ha rintuzzato: "Si parla di un papa straniero. Spero non si liberi Obama per farlo e comunque basta che non sia Putin. Un Prodi esterno? Prodi è l'unico che ha il copyright dell'Ulivo e tutti noi gli abbiamo dato una mano. Tutti noi stiamo alla pari". (da
www.adnkronos.it)
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17/09/10
19:21