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di Alessandro Cardulli Arrogante e presuntuoso, l’amministratore delegato della Fiat non può farne a meno. Queste due “doti” fanno parte del suo dna. Il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, pensa invece che quando le cose andranno a posto tornerà ad essere quello di prima, un riformatore, pronto al dialogo. Ma la giornata della Fiat, una giornata “storica”, enfatizzata dal presidente John Elkann e dall’ad, Marchionne, con l’assemblea degli azionisti che ha votato la scissione in due del grande gruppo, Fiat Auto e Fiat Industry ci disegna un quadro per niente idilliaco. Il manager con il maglioncino fa il corrucciato, dopo essersi preso tutto il merito delle grandi manovre in corso,a partire dall’alleanza con la Chrysler. “Ho sentito critiche gratuite - ha detto - senza nessuna sostanza. Sono discorsi provinciali che si fanno solo in Italia”. Ancora: “E’ offensivo che non ci si renda conto dell’impegno Fiat”. Lo dice con chiaro riferimento alla vicenda di Pomigliano, alla Fiom che non cede sulla scambio lavoro-diritti. Poi parla della scissione del gruppo come un “porto più sicuro anche per i lavoratori”. I tre operai di Melfi licenziati incontrano Epifani Di più,sottolinea che il suo obiettivo è quello di “portare avanti il benessere di tutti i lavoratori”. Può essere ma tre di questi non si sono accorti dell’interesse di Marchionne per il loro “benessere”. Si chiamano Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli, sono i tre operai di Melfi due dei quali delegati sindacali della Fiom, che sono stati licenziati in una delle operzioni di rappresaglia antisindacale di cui Marchionne sembra diventato uno specialista. Non solo: il giudice ne ha ordinato il reintegro, il ritorno al posto di lavoro in fabbrica, ma la Fiat non lo consente Gli operai sono giunti a Roma a a conclusione della “marcia per il lavoro” in tutti gli stabilimenti Fiat del sud. Hanno raggiunto il presidio della Fiom davanti al ministero della Giustizia per denunciare che “la legge si ferma ai cancelli delle fabbriche”. Mentre Marchionne e Elkann si esibivano in inni di gioia per l’operazione “spin off” (una nuova azienda nasce utilizzando risorse dell’azienda da cui si distacca ndr), i tre operai di Melfi incontravano il segretario generale della Cgil. “Sono persone che stanno pagando un prezzo non giusto - ha detto Guglielmo Epifani - in un clima sociale difficile”. A conclusione dell’incontro Barozzino ha detto: “Epifani, la Cgil, sono con noi”. “È preoccupato perché non si costruisce così il clima all’interno delle fabbriche” ha sottolineato Antonio Lamorte. Il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini che ha partecipato all’incontro insieme alla vicesegretaria generale della Cgil, Susanna Camusso che all’inizio di novembre diventerà il numero uno della Confederazione, in merito ai rapporti con la “casa madre” di Corso d’Italia ha tagliato corto Ha annunciato che Epifani - chiuderà la manifestazione nazionale della Fiom che si svolgerà il 16 ottobre a Roma, sottolineando che “non è il momento di costruire posizioni diverse che non esistono”. A Torino l’assemblea degli azionisti procedeva con un voto a larga maggioranza e l’operazione prendeva il largo, ma le rive cui potrà approdare non sono così certe come dice Marchionne. Si parte con un indebitamento netto industriale pari a 2,5 miliardi di euro per ognuno dei due gruppi dal momento che il target attuale del Gruppo Fiat per il 2010 è superiore a 5 miliardi di euro. Le due società, dice Marchionne, “avranno maggiori libertà di azione anche nel caso maturino possibilità di stringere alleanze”. E Fiat Industrial, “grazie a quello che è stato fatto in questi anni, non ha più bisogno di stampelle, può essere lei stessa artefice del proprio destino. Oggi portiamo le lancette avanti nel tempo”. Dalla partnership con Chrysler, Marchionne si aspetta di raggiungere entro il 2014 la soglia di sei milioni di vetture prodotte l'anno. Vendite Fiat: meno 23% Ha dimenticato di ricordare che i dati sulle vendite delle auto Fiat sono calate del 23% nel mese di agosto, del 31% nelmese di luglio a fronte di una diminuizione di vendite in tutta Europa pari al 18% a luglio e del 12,3 adagosto e in Italia del 19%. Ed Elkann ha annunciato trionfante: “Non abbiamo paura del futuro”. Non solo, l’ad tornato al maglioncino, ha fatto un numero contro gli incentivi. “Mai più” - ha detto, quasi un vade retro Satana Anche alla luce di questa dati resta incomprensibile la smania di Marchionne, una vera ossessione, per aumentare i turni di lavoro. Il rischio di questa operazione fra alta finanza, ristrutturazione industriale, spostamenti di produzione, caratteri della alleanza con la casa americana, lo individua Landini E’ quello che “sia la Chrysler a comprare la Fiat e non viceversa”. Lo spin off può facilitare un possibile trasferimento della “testa” di Fiat, depurata di attività industriali magari verso gli Stati Uniti. Il segretario della Fiom ha proseguito: “Non vorremmo trovarci con una situazione in cui l’Italia diventi un paese con qualche stabilimento di assemblaggio, mentre la progettazione e le produzioni più importanti e innovative vengono fatte da qualche altra parte”. Nuova cassa integrazione a Termini Imerese Ci può anche essere un fondamento industriale nello scorporo “ma questo – ha concluso-porterà anche a una diminuzione dell’impegno della famiglia nel settore dell’auto. Il nostro obiettivo è che Fiat resti qui, che produca e aumenti l’occupazione, e che ascolti le persone nei suoi stabilimenti. C’è grande preoccupazione” nei lavoratori e se Marchionne “vuole il consenso, deve fare accordi che tengano conto della volontà dei lavoratori”. Sono i fatti a smentire Marchionne. E si chiamano cassa integrazione: dal 20 al 29 ottobre, toccherà agli operai di Termini Imerese, con rientro in fabbrica il 2 novembre. E’ una aggiunta alle due settimane già programmate: dal 20 settembre con ripresa della produzione il 4 ottobre. Il 22 settembre al ministero per lo Sviluppo è fissato un incontro tra azienda, sindacati e Regione siciliana per fare il punto sulle offerte al vaglio dell'advisor Invitalia per l'acquisizione dello stabilimento siciliano che il Lingotto ha deciso di chiudere a fine 2011. “Se non ci saranno risposte concrete - avverte il segretario della Fiom di Palermo, Roberto Mastrosimone - metteremo subito in campo iniziative di lotta”. Da dazebao.org Condividi