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“Un nuovo caso di 'gestione facile' di rifiuti pericolosi: la Regione Umbria sia inflessibile verso chi viola le norme che tutelano la salute pubblica e l'integrità dell'ambiente, facendo della prevenzione e dei controlli una bandiera di civiltà. Sul caso di Gualdo Tadino la Giunta faccia chiarezza”. Andrea Smacchi, consigliere regionale del Partito democratico, interviene, con un'interrogazione alla Giunta regionale, sul recente sequestro di un impianto per il recupero di rifiuti pericolosi contenenti clorofluorocarburi in Alta Umbria: “La Polizia provinciale e l'Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa)hanno messo i sigilli ad una azienda nella zona industriale a nord di Gualdo Tadino, un sito con rifiuti pericolosi costituiti da apparecchiature fuori uso contenenti clorofluorocarburi”. “L'impianto – spiega Smacchi – svolgeva la propria attività di recupero di rifiuti pericolosi senza aver ancora ottenuto la specifica autorizzazione provinciale, privo anche di agibilità e delle relative certificazioni di sicurezza. Una situazione davvero al limite – continua – soprattutto se si tiene presente la pericolosità dei clorofluorocarburi, che sono sostanze costituite da molecole molto complesse contenenti cloro, fluoro, carbonio, idrogeno ed ossigeno in proporzioni variabili. Sino a pochi anni fa, venivano emessi in grandi quantità come propellenti nelle bombolette spray e nei fluidi utilizzati nei cicli dei frigoriferi e condizionatori. Sostanze nocive il cui uso – prosegue il consigliere regionale – è peraltro soggetto sempre maggiori restrizioni sulla base del protocollo di Montreal, in quanto sono stati riconosciuti come i principali responsabili dell'assottigliamento dello strato di ozono”. Il consigliere Smacchi, complimentandosi con la Polizia provinciale e con l'Arpa per il sequestro tempestivo del sito, chiede però alla Giunta che si faccia ulteriore chiarezza sulla vicenda. “E' bene approfondire questo caso – conclude Smacchi – che potrebbe essere un provvidenziale campanello d'allarme su un mondo, quello del recupero dei rifiuti pericolosi, che troppo spesso risulta opaco e di difficile lettura, malgrado gli effetti devastanti che tali attività, se non adeguatamente monitorate, possono avere sull'ambiente e sull'uomo”. Nell'interrogazione Smacchi chiede infine alla Giunta “quali sono effettivamente le motivazioni che hanno indotto l’Arpa a porre sotto sequestro l’impianto e quali iniziative la Regione Umbria intenda assumere per impedire il ripetersi di situazioni di pericolosità”. Da ACS Umbria Condividi