Gli stage sono la principale via per entrare nel mercato del lavoro? Se qualcuno di voi lo pensa, sapiate che vi state illudendo. A confutare ciò è una fotografia a tinte decisamente scure tracciata da una indagine Gidp/Hrda, l'associazione dei direttori risorse umane. Il rapporto si chiama Neolaureati e stage. Una analisi basata sulle risposte di 117 direttori del personale che svela uno scenario piuttosto inquietante.
Il canale preferenziale per entrare in azienda è lo stage. Ma soltanto nel 20% dei casi segue un contratto a tempo determinato. Questo significa che nell '80% dei casi non soltanto il posto fisso rimane un sogno impossibile, ma anche una collaborazione a tempo determinato e precaria rimane un miraggio. Le speranze dello stagista si infrangono con la fine dello stage. Soltanto nel 5,5% dei casi viene proposto un contratto a tempo indeterminato. Questa percentuale per altro si è assottigliata con il corso del tempo. Si è passati dal 20% di stage “tramutati” in contratti a tempo indeterminato nel 2004 fino all'attuale percentuale del 5,5%.
Per quanto riguarda la durata degli stage. Il 70% dei casi dura 6 mesi. Il 13% dei casi va dai 9 – 12 mesi. Ma l'indagine svela altro aspetto inquietante che riguarda la formazione riservata agli stagisti. Solo il 21% degli stagisti entrati in azienda hanno un tutor secondo quanto imposto dalla legge. In altri casi gli stagisti sono seguiti da loro capo diretto. In alti casi, lascio spazio alla vostra immaginazione. L'indagine svela inoltre anche una certa mancanza da parte delle aziende di svolgere una selezione rigorosa all'ingresso dei neolaureati che avviene spesso in tempi rapidi e a basso costo. Nella maggior parte dei casi la selezione avviene in meno di un mese.
Inoltre, dal confronto con gli altri contratti di formazione, lo stage non sembra offrire maggiori opportunità di inserimento e sotto il profilo della retribuzione emerge una vera e propria condizione di sfruttamento da parte delle aziende. Abbiamo visto che dall'indagine dell'associazione dei direttori del personale emerge una fotografia piuttosto allarmante. Lo “strumento” dello stage pur affermatosi come canale privilegiato dalle aziende per reclutare neolaureati e laureati, è in crisi.
Crisi non soltanto perchè nella maggior parte dei casi lo stage non si tramuta in una collaborazione a tempo determinato e precaria per lo stagista, ma anche perché la formazione dello stagista risulta spesso del tutto inadeguata. Poche aziende sembrano investire concretamente nella formazione dello stagista (Abbiamo visto come soltanto in pochi casi lo stagista è accompagnato da un tutor) Tirando quindi le somme. Lo stage è la grande illusione per entrare nel mondo del lavoro. Lo stage attualmente rimane il principale canale di sfruttamento del giovane
Da generazionep.blog.lastampa.it
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