Green economy o buen vivir? Questa una delle domande che oggi si pone il campeggio promosso dalla Rete italiana per la Giustizia ambientale e sociale a l'Aquila, nel cratere in cui i comitati aquilani continuano a chiedere giustizia ed una ricostruzione sostenibile e partecipata.
Sono diversi i workshop che si tengono tra le montagne abruzzesi, dalla crisi ecologica a quella del lavoro.
Centinaia gli attivisti di comitati, territori, associazioni e movimenti giunti a discutere di come affrontare la crisi. Dai tavoli de L'Aquila emerge che si vuole dare una risposta tenendo insieme lavoro e ambiente.Da tempo si parla di sviluppo sostenibile e di green economy come possibilità di coniugare sviluppo e difesa dell'ambiente. La crisi ecologica è lì a ricordarci che non si può sostenere un'economia basata sull'idea della crescita economica infinita a fronte di risorse finite nel pianeta. È chiaro, dalle discussioni che si succedono nelle agorà improvvisate tra le tende dell'ex ospedale psichiatrico di Collemaggio, che l'ipotesi di una crescita illimitata è ormai smentita dai limiti stessi del Pianeta e soprattutto che è proprio questo tipo di economia ad essere responsabile della crisi ambientale, finanziaria, economica e sociale. Nemmeno la tesi dell' eco-efficienza convince: se da un lato miglioriamo l'efficienza di utilizzo di una risorsa, dall'altro potremmo aumentarne il consumo, avendo perso di vista l'obiettivo: e cioè quello di diminuirlo (si chiamaeffetto paradosso, o effetto Jevons). Come dire, se si fa l'automobile ad idrogeno e ne produciamo miliardi, il problema di un utilizzo insostenibile delle risorse rimane. Il problema non è porre un aggettivo rassicurante come "verde" davanti a economia per tranquillizzare l'opinione pubblica. Bisogna capire invece se per economia verde si intende un'economia che smetta di sostenere che per uscire dalla crisi vi sia bisogno di crescita economica.
Su questo le decine di realtà presenti a L'Aquila concordano a pieno. Meglio parlare di come provare a "vivere bene", trovando assieme risposte più coraggiose, capaci di affrontare il nodo della crisi: la necessità di ripensare un altro paradigma dello sviluppo.
Di Giuseppe De Marzo
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