di Alessandro Bongarzone
Il Rapporto fotografa la situazione attuale dei consumi nel nostro Paese inserito in un contesto europeo e internazionale e fornisce previsioni ragionate per il 2011.
MILANO - E’ stato pubblicato sul sito della Coop (
www.e-coop.it) il Rapporto 2010 dal titolo “Consumi e distribuzione”. Il “rapporto”, redatto dall'Ufficio Studi di Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori - Coop, si è giovato della collaborazione scientifica dell’istituto REF (Ricerche per l’Economia e la Finanza) e dell’agenzia Nielsen.
Dallo studio - come sempre ricco di informazioni e spunti di riflessione - emerge, in modo inequivocabile, la tenacia della crisi, o meglio dei suoi effetti, che, purtroppo, promettono di essere duraturi.
Secondo il Rapporto 2010 l'inversione di rotta è modesta e, quindi, “di ripresa non si può affatto parlare” stante che, nelle prime 33 settimane di quest’anno, solo la Grande Distribuzione ha registrato una flessione delle vendite pari allo 0,3 per cento.
Il dato che, però, esce in modo più più preoccupante dallo studio di Coop è rappresentato dal calo dei consumi alimentari che diminuiscono in quantità per prodotti di base come la pasta di semola (- 2,8 per cento), le conserve a base pomodoro (-2,3 per cento), l'olio di oliva (-1,7 per cento) e gli olii di semi (-5 per cento). Emblematico il dato secondo cui il 21 per cento del campione intervistato (a fronte di una media UE che non supera il 12 per cento) avrebbe ammesso di avere più difficoltà a sostenere spese necessarie come quelle relative alla cura dei propri bambini.
I segni della crisi
Una dinamica negativa coerente con l'andamento degli ultimi due anni che hanno visto diminuire, tra gli altri, i consumi di pane e cereali (-5,2 per cento nel biennio 2007/2009), pesce (-4,3 per cento), latte formaggi e uova (-3,3 per cento), olii e grassi (-3,4 per cento). Parimenti, la crisi ha fatto cadere la domanda dei prodotti il cui acquisto è ritenuto rinviabile: arredamento (-7 per cento a quantità nel 2007/2009), elettrodomestici (-8,7 per cento), abbigliamento (-10.9 per cento).
Unico dato in controtendenza, rilevato dal rapporto 2010, la vendita dei prodotti di elettronica di consumo - trainata dai televisori a schermo piatto e dagli smartphone - che segna un ben + 16 per cento. Inoltre, nella prima metà del 2010, sono tornati a crescere i prodotti etnici, quelli relativi al comparto salute e i piatti pronti.
Il mondo del lavoro soffre
Il sistema Coop in qualche misura ha tenuto e tiene ma le contromisure adottate (convenienza, eticità, private label, liberalizzazioni) possono fino a un certo punto in quanto, secondo Coop, il nodo cruciale per il rilancio dei consumi è riuscire far evolvere il mercato del lavoro.
Le cifre fornite sono eloquenti: negli ultimi 2 anni di crisi si è registrata una perdita di 817.000 posti di lavoro. A pagare di più sono i giovani (nella fascia d'età fra i 15 e i 24 anni e fra i 25 e i 34 cadute del 14 e dell'11 per cento), gli autonomi e i lavoratori a termine, gli occupati del Sud (-4 per cento rispetto al -1 per cento nelle regioni del centro nord). Ovvio che, parafrasando una frase celebre, “no reddito, no consumi.
Le soluzioni proposte
Per uscire dal “cono d’ombra della crisi –dichiara Aldo Soldi, presidente ANCC-Coop - non c’è una ricetta unica ma una serie di azioni che messe in campo possono produrre benefici di media e lunga durata. In primo luogo - prosegue Soldi - una ripresa delle liberalizzazioni che permetta all’Italia di assumere una fisionomia europea, sia per quanto riguarda la distribuzione commerciale sia insistendo su settori solo parzialmente liberati (farmaci, carburanti, servizi finanziari)”.
Stando alle simulazioni del Rapporto Coop, infatti, tali azioni convergenti genererebbero una maggiore capacità di spesa in termini di nucleo familiare di circa 3000 euro all’anno. Solo per fare l’esempio contenuto nello studio, infatti, stando alle stime Coop, il semplice ammodernamento della rete distributiva determinerebbe un risparmio potenziale per le famiglie che supera i 350 euro annui.
Altro elemento importante, secondo Coop, per i superamento della crisi è rappresentato dalla necessità di ripresa della mobilità sociale e di riequilibrare le distanze sociali presenti nel Paese (ricchi vs poveri, nord vs sud, uomini vs donne, giovani vs anziani) garantendo una tenuta del tessuto sociale.
“Una società più equa cresce di più”.
Si chiude con questo slogan il “Rapporto 2010” di Coop che con un ultima simulazione evidenzia che, a parità di occupazione, se si spostasse a favore delle donne appena il 10 per cento dei redditi da lavoro, con opportune misure di politica economica, si genererebbero consumi aggiuntivi di circa 7 miliardi di euro l’anno.
Insomma, per usare una battuta di un noto comico (Giobbe Covatta), il messaggio che Coop manda al governo sembra proprio essere: "Basta poco, che ce vò!"
Da dazebao.org
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