Riceviamo e pubblichiamo l'articolo do Patrizia Proietti pervnuto alla nostra redazione
Oggi, 13 settembre, ricomincia la scuola. Ma quale scuola?
Oltre alla percezione collettiva della sua decrescente qualità, anche le analisi internazionali evidenziano il grave arretramento subito dal nostro sistema scolastico negli ultimi anni. Il rapporto annuale dell’Ocse sull’istruzione, infatti, relega l'Italia, con il suo 4,5% del pil, al penultimo posto in Europa per investimenti nella scuola. Tagli e controriforme, che privano ogni giorno di più i giovani del nostro paese del diritto a un’istruzione qualificata, precipitano la scuola verso una situazione drammatica. Decine di migliaia di docenti e di personale amministrativo vengono espulsi dal mondo della scuola, spesso dopo decenni di precariato. Senza contare che gli insegnanti di ruolo della scuola pubblica italiana sono tra i meno pagati dei 33 paesi che fanno parte dell’Ocse.
La straordinaria dimensione dell’attacco all’occupazione in questo settore e le conseguenze sul piano della fruizione di un diritto fondamentale costituiscono un’emergenza sociale senza precedenti. Anche nella nostra regione.
L’effetto è paragonabile alla chiusura di una fabbrica con un migliaio di dipendenti. Una catastrofe economica, sociale e umana. Persone impegnate per anni in un’attività che fino a qualche decennio fa godeva di prestigio sociale (il maestro era una “persona importante” nell’Italia degli anni ’50-’60) vengono cancellate, il loro lavoro svilito, il loro futuro privato di ogni dignità.
A tutto questo occorre rispondere con una mobilitazione attiva dell’intera società civile, insieme alle realtà scolastiche in lotta per la difesa della scuola pubblica. Le iniziative che in questi giorni si stanno diffondendo in tutto il territorio nazionale (vedi gli scioperi della fame e la grande manifestazione a Messina) costituiscono occasioni di aggregazione ed espressione della protesta che possono coinvolgere anche altri settori, non solo quelli della conoscenza.
Qui in Umbria il costante lavoro di tessitura del conflitto operato dal Coordinamento “Viva la scuola pubblica” e dal Coordinamento precari sta producendo risultati positivi, attirando sempre maggiori adesioni e visibilità.
Ma i fronti della lotta non devono limitarsi alle manifestazioni e agli attestati di solidarietà. Come propone l’Assessore Provinciale di Perugia Giuliano Granocchia, alle mobilitazioni di piazza, le istituzioni locali possono affiancare azioni di ricorso per incostituzionalità contro i provvedimenti della Gelmini per la loro insostenibilità in termini di tenuta del sistema pubblico dell’istruzione e di garanzia del diritto allo studio.
Le istituzioni umbre devono scendere in campo e farsi promotrici di quest’iniziativa dagli effetti assolutamente concreti. In questo senso, la Presidente Marini ha già dichiarato che l’impegno della Regione “sarà rivolto a sostenere le iniziative degli insegnanti precari che, dopo una lunga odissea, spesso fatta di sedi disagiate, redditi incerti, instabilità dei posti di lavoro, si ritrovano a dover fare lo sciopero della fame, a fare presidi e mobilitazioni sotto i palazzi ministeriali per rivendicare non solo i propri diritti al lavoro e a un futuro, ma per difendere la scuola pubblica italiana”.
Allora, perché non osare?
Patrizia Proietti
Segreteria Regionale PRC
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