CITTA' DI CASTELLO - Una giornata di festa cittadina in onore dei 150 anni dall’Unità di Italia: con questo spirito Città di Castello ha vissuto la memoria dell’undici settembre 1860, quando le truppe piemontesi liberarono la città, entrando da Porta San Giacomo.
“Sono trascorsi 150 anni da quel giorno” ha dichiarato il prosindaco Luciano Bacchetta “commemorandolo, il sentimento delle istituzioni è segnato dall’emozione di aver vissuto da pionieri un momento storico ma anche dal dovere di attualizzare il significato di questo anniversario, di renderlo vivo e patrimonio comune per le giovani generazioni, come i nostri nonni ed i nostri padri fecero con la Resistenza e la lotta di Liberazione. Il nostro compito è dunque trasformare un fatto storico in un’occasione per guardare al futuro del paese”.
Le iniziative si sono aperte con un convegno presso la Sala degli Specchi del Circolo degli Illuminati, nel corso del quale lo storico Sergio Bellezza ha ricostruito il contesto in cui il Risorgimento si è sviluppato e le peculiarità che in Italia hanno distinto il movimento di unificazione del Paese. “A Città di Castello” ha sottolineato, parlando del caso locale, Alvaro Tacchini, l’undici settembre non fu visto soltanto come una liberazione dal potere temporale della Chiesa: insieme alle truppe piemontesi infatti arrivò l’abolizione dei dazi e delle dogane, quindi il libero commercio, un’integrazione sociale che fino ad allora era bloccata e causa di arretratezza. Inoltre il movimento fu capeggiato da una minoranza appartenente alla borghesia e all’aristocrazia illuminata che aveva spianato il terreno ai piemontesi. Riappropriarsi di questa data è importantissimo perché rappresenta una sorta di antenato del 25 aprile: la famiglia italiana, per quanto litigiosa e un po’ divisa, sia era unificata e tutti in fondo ne furono contenti”.
Le manifestazioni per l’undici settembre sono state coordinate dalla presidenza del Consiglio comunale che tramite Luca Secondi ha rilanciato la proposta di “insegnare fin dalla scuola primaria l’Inno di Mameli per radicare l’identità alle giovani generazioni, la cui crescita avverrà in un mondo poco sensibile alle identità nazionali”. Anche Ivano Rampi, vicepresidente del Consiglio comunale è intervenuto dicendo che “Ricordare, studiare e divulgare deve essere il compito di ognuno di noi ed in particolar modo quello delle istituzioni. Per questo la storia, quella con la “S” maiuscola deve darci gli insegnamenti più nobili da cui attingere l’esperienza necessaria per affrontare serenamente il futuro”.
“Nella misura in cui, infatti, i singoli territori dimostrano di voler ricordare e sottolineare il momento storico della loro liberazione del 1860, la Provincia stessa si sente più motivata nel riaffermare il proprio programma per il 150°, ormai stilato e di prossima presentazione” ha annunciato il presidente della provincia di Perugia Marco Vinicio Guasticchi, aggiungendo “sono particolarmente grato, perciò, all’Amministrazione comunale di Città di Castello e a quanti con essa hanno lavorato per fare di questo giorno un ricordo e un impegno tanto verso la storia della patria quanto verso il futuro in cui bisogna proiettare lo spirito unitario che ci accomuna.
Per Carlo Reali, coordinatore nazionale della Conferenza dei consigli comunali “le iniziative per i 150 anni sono importanti in un momento in cui le spinte a dividere sono forti. In questa circostanza voglio ricordare come i comuni abbiano rappresentato anche durante il Risorgimento la cellula e il punto di riferimento per la nascita e la costruzione dello Stato”.
Al convegno ha partecipato anche il vescovo mons. Domenico Cancian e l’assessore regionale all’Agricoltura Fernanda Cecchini, che ha sottolineato come “sia importante che una comunità non guardi soltanto dentro se stessa ma si collochi anche all’interno di processi più grandi” aggiungendo che “oggi stiamo vivendo una bella giornata perché viene celebrata l’Unità d’Italia, il cui valore a volte è appannato e trascinato nello scontro politico. In realtà rappresenta un elemento comune e condiviso dalla nostra gente: non è un caso se l’unico monumento cittadino dedicato alla storia locale sia stato elevato in onore dell’undici settembre 1860”.
I lavori sono stati conclusi dal presidente del Consiglio regionale dell’Umbria Eros Brega il quale ha richiamato “ad un impegno condiviso per irrobustire la coscienza nazionale unitaria degli italiani. Occorre quindi rinsaldare la coesione nazionale perché - come ha sostenuto di recente anche il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - l’Italia deve crescere di più e meglio e potrà riuscirci solo se crescerà tutta insieme, e quindi cresceranno anche i singoli territori e le singole autonomie”.
Le manifestazioni commemorative dei 150 anni dall’Unità di Italia sono proseguite con la rappresentazione dell’entrata in città delle truppe piemontesi con la partecipazione della Filarmonica “Puccini”, della Fanfara dell’Associazione Nazionale Bersaglieri di San Donà di Piave, del gruppo dei Garibaldini Fratta dell’Ottocento. Il corteo poi ha raggiunto il monumento all’11 settembre in Piazza Raffaello Sanzio. Quindi cittadini ed istituzioni si sono recati ad onorare la statua di Garibaldi nella piazza che porta il nome dell’eroe dei due mondi, per concludere in piazza Gabriotti presso i Giardini del Cassero dove si trova il monumento a Vittorio Emanuele II.
“Abbiamo onorato - ha concluso il prosindaco Bacchetta “i segni issati dai tifernati alle memoria di coloro che tutti ritenevano elementi fondativi dello Stato, fossero personaggi reali come Garibaldi o idee, valori, rappresentati dal vitalismo e la fierezza del cavallo, che Elmo Palazzi scolpì come allegoria della liberazione. In corteo abbiamo sfilato davanti ai simboli del Risorgimento che manteniamo nel centro della nostra città, ritenendoli ancora fari guida ed eroi condivisi.
Il lungo undici settembre di Città di Castello si è chiuso con il concerto della fanfara dei Bersaglieri di San Donà di Piave in Piazza Matteotti
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