Alla festa del Partito democratico in corso a Perugia, giovedì sera la presentazione di due libri “Cari compagni.....fraterni saluti” di Alberto Provantini e “Con l'anima negli occhi” di Brunello Castellani ha dato vita ad un interessante dibattito: a discutere con gli autori c'erano il giornalista Giuseppe Castellini, il presidente dell'Aur Claudio Carnieri, l'assessore provinciale Piero Mignini e Franco Parlavecchio della direzione regionale del PD. I due libri raccontano di storie di passioni, impegno e politica. Nel primo Provantini, attraverso la propria vicenda personale, ripercorre mezzo secolo di storia della sinistra umbra, dai tormentosi ma esaltanti anni del primo dopoguerra, alle esperienze del governo delle città, alla nascita di quella straordinaria esperienza del regionalismo umbro, all'impegno parlamentare, al lacerante dibattito del dopo Muro, fino all'ultimo congresso dei DS, quello di Firenze del 2007, quando una storia finisce, quella del PCI-PDS-DS, e ne inizia un'altra. Nel secondo, Brunello Castellani, attraverso un immaginario scambio epistolare tra uno studente, ormai uomo maturo, ed il suo vecchio professore, ripercorre le tappe di una formazione politica e civile, del crescere di una passione ed un impegno, a cavallo tra gli anni sessanta e settanta, il suo venir meno avvolto in un aura di malinconico disincanto, il tentativo di ritrovare linfa nuova perché la mancanza di quella passione ci segna l'animo. Tutte e due i libri, seppur con ottiche e stili assai diversi, testimoniano la fine di una storia di politica come passione, come impegno per gli altri, sullo sfondo l'urgenza, un accorato appello a trovare una via d'uscita, un modo per ridare senso e passione alla politica. Come ridare passione e senso di impegno collettivo alla politica, questo è stato il tema del dibattito. Piero Mignini, antico militante comunista, in un passaggio del suo intervento, ricordava che il suo vecchio segretario di sezione ai giovani iscritti era solito rammentare: “Ricordati che in politica per i comunisti prima di tutto viene l'interesse del paese, il bene della collettività, poi il Partito, poi gli altri compagni e poi, forse, tu”. Antica saggezza che non necessita di commenti e che in poche scarne espressioni è in grado di sintetizzare, meglio di qualsiasi studio, tutta quella che è stata la politica dei comunisti, dalla svolta di Salerno in poi. Oggi la scala di priorità della politica indicata dal vecchio segretario di sezione si è esattamente capovolta: prima vengo io ed i miei affari, poi i miei sodali, quindi, se c'è spazio e tempo, il partito, e poi forse, l'interesse del paese. Il problema è che questa è ormai “l'ideologia” dominante, attraversa, con accentuazioni più o meno marcate, tutte le aree della politica, di destra come di sinistra, e si è fatta senso comune tra la gente in quel “tanto siete tutti uguali”. E allora bisognerebbe capire, indagare sui motivi (sugli errori) che hanno permesso la dispersione fino all'annullamento di quel patrimonio di orgogliosa “diversità”, quella scala di valori, che da sempre aveva caratterizzato la militanza comunista. Una diversità nelle grandi e piccole cose, di costumi e di morale, come ampiamente testimoniata nel libro di Provantini, quando, ad esempio, racconta la vita perugina dei consiglieri regionali ternani, in una piccola casa presa in affitto, dove a turno andavano a fare la spesa al mercato e preparavano i pasti. Questo abbandono della diversità comunista e della sinistra non è semplicemente un fatto legato ad una evoluzione del costume sociale , ma ha una sua precisa ragione politica, avviene quando la sinistra nella rincorsa di una falsa modernità abbandona la sua capacità di esercitare un punto di vista critico del mondo: si arrende, frettolosamente e precipitosamente, non si fa fa portatrice (e non viene vista come tale) di un disegno realmente alternativo di questa società, ma di semplici aggiustamenti che ne limino gli aspetti più macroscopicamente carichi di ingiustizia. E allora tutti diventano uguali, le parole destra e sinistra perdono di significato, finisce la passione, non si va a votare. E così, con qualche truffaldino meccanismo elettorale, un signore votato dal 15 per cento degli italiani si trova ad essere monarca assoluto (neanche costituzionale) del paese. Solo attraverso il ripristino di un punto di vista critico del mondo, la chiara indicazione di un “mondo diverso possibile” sarà possibile per la Sinistra ritornare a suscitare passione ed impegno, trasmettendo il senso di essere partecipi di una grande impresa collettiva. Senza di ciò, primarie, leadership sono varianti di un gioco ormai logoro e francamente poco interessante. Condividi