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di Anna Ferrigno ROMA - Continuano le proteste dei precari per i tagli nella scuola annunciati la settimana scorsa dalla ministra Mariastella Gelmini. Sciopero della fame, sit-in sotto i provveditorati, striscioni e manifestazioni in tutta Italia, così professori e personale Ata hanno annunciato battaglia. Tanti i diritti che rivendicano, primo fra tutti il diritto allo studio. Le proteste trovano conferma nel rapporto annuale che l'Ocse ha presentato oggi a Parigi: il rapporto “Education at a glance 2010”, secondo il quale l'Italia spende poco in istruzione investendo il 4,5% del Pil nelle istituzioni scolastiche contro una media Ocse del 5,7%; dietro di noi solo la Repubblica Slovacca. Dati Ocse alla mano la spesa per la scuola italiana è il 9% della spesa pubblica totale toccando il livello più basso tra i paesi industrializzati; inoltre l'80% della spesa corrente serve per le retribuzioni del personale, docente e non, contro il 70% medio nell'Ocse. Nel nostro contesto gli insegnati sono pagati meno dei colleghi esteri e le classi sono sovraffollate (18 alunni contro 22), numero che coi nuovi tagli aumenterà portando le classi ad essere anche più di 30 studenti. Per la Gelmini i risultati dell'Ocse “confermano le nostre valutazioni sul sistema scolastico e la necessità di proseguire sulla strada delle riforme. [...] Concordo pienamente con la ricerca quando afferma la necessità di puntare sull'istruzione superiore per incentivare l'occupazione. È con questo obiettivo infatti che il governo si è impegnato a riorganizzare i licei e rilanciare l'istruzione tecnica e professionale. Si tratta di una risposta concreta alla crisi economica e di uno strumento indispensabile per sostenere le piccole e medie imprese”. “I dati presentati oggi dall'Ocse sulla spesa media scolastica sono la conferma che la politica dei tagli del ministro Gelmini è stata dettata unicamente da una matrice ideologica e che non era, e non è confortata, da alcun elemento di realtà”, ha commentato invece Manuela Ghizzoni, capogruppo del Pd nella Commissione Cultura della Camera. Non solo i professori scendono in piazza per protestare ma anche i genitori, il Coordinamento genitori di Torino ha proposto 5 minuti di silenzio per una scuola che il presidente, Silvia Bodoardo, ha dichiarato essere in lutto: “Faremo una sorta di recupero della memoria per far capire a tutti i genitori che cos'è la scuola di quest'anno rispetto a quella degli anni precedenti”. La paura è che i tagli al personale e la riduzione delle ore possano tradursi in un ritorno al doposcuola a pagamento. In tutta questo caos generale risuonano degne di significato le parole pronunciate da Angel Gurria, segretario generale dell'Ocse, a margine della presentazione del rapporto: “L'istruzione è la migliore risposta alla crisi, ma ci sono paesi che pur spendendo molto non hanno incrementato il livello delle prestazioni”. Da dazebao.org Condividi