ROMA - Uno "strappo alle regole democratiche del nostro paese, una decisione gravissima e irresponsabile” è questo il primo commento, a caldo, del segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, in merito alla decisione del Consiglio direttivo di Federmeccanica, di dichiarare, fin da ora, decaduto il contratto nazionale dei metalmeccanici , anche se la disdetta avrà effetto a partire dal gennaio 2012, data di scadenza del contratto firmato nel gennaio del 2008. Si tratta di un “avvertimento “, una specie di “pizzino”, se così si può dire, messo in circolazione della associazione dei padroni delle aziende metal meccaniche nel tentativo di isolare la Fiom e, da subito, aprire la strada allo smantellamento del contratto che riguarda tutte le tute blu. Precisa l’accusa di Landini nei confronti delle aziende che “vogliono abolire il contratto nazionale contro il parere dei lavoratori e con il coinvolgimento di sindacati minoritari. Si tratta di una violazione delle regole e della rottura dei principi democratici alla base degli equilibri sociali. Per la Fiom- prosegue - l’unico contratto in vigore rimane, sotto ogni punto di vista, quello del 2008 firmato da tutti e votato dalle lavoratrici e i lavoratori”. La Fiom valuterà nel rapporto con i lavoratori metalmeccanici come e quando presentare una piattaforma per il suo rinnovo". Giorgio Airaudo, della segreteria nazionale, “esperto” Fiat avendo ricoperto l’incarico di segretario generale della Fiom del Piemonte, sottolinea che “la cosa che preoccupa di più i lavoratori non è la decisione della Federmeccanica di oggi, ma come uscire dalla crisi". “Pensare di uscire dalla crisi riducendo i salari e i diritti e aumentando le ore non è un'idea originale. Anzi è un modo per aumentare la conflittualità”. Ancora sulla disdetta del contratto: “Non capisco perché Federmeccanica cerchi il conflitto. Mi è già poco chiaro perché lo faccia Fiat. Anzi, mi preme ricordare che più di metà delle aziende associate a Federmeccanica hanno al loro interno la Fiom come unico sindacato". A buon intenditor poche parole. Domani nel corso della riunione del Comitato centrale della Fiom verrà fatta una compiuta valutazione della decisione di Federmeccanica, decidendo le iniziative da intraprendere. Il diktat di Sergio Marchionne I padroni, con una scelta molto grave, forse in questi termini mai avvenuta nella storia delle relazioni sindacali, hanno accettato il ricatto della Fiat: o si manda in soffitta il contatto,inutile scartoffia, o il Lingotto esce da Federmeccanica e da Confindustria. Come cagnolini obbedienti, con la cosa fra le gambe Federmeccanica intende prendere due piccioni con una fava: fa contento Marchionne, gli da via libera nell’ attacco ai diritti dei lavoratori e, al tempo stesso, indica a tutti gli associati la possibilità di seguire le “ teorie” del manager che guida il gruppo ex torinese :ognuno si fa il suo contratto ricattando i lavoratori, minacciando l posto di lavoro. Con l beneplacito del governo, del ministro Sacconi in primo luogo. La decisione di Federmeccanica mostra la corda per più di una ragione. La prima di queste la motivazione. Si legge infatti, secondo le notizie diffuse dalle agenzie di stampa: ch e “ Il direttivo di Federmeccanica ha dato mandato al presidente, Pierluigi Ceccardi, di comunicare il recesso dal contratto nazionale dei metalmeccanici siglato il 20 gennaio 2008. La disdetta dell'accordo come ha spiegato lo stesso presidente, è avvenuta "a fronte delle minacciate azioni giudiziarie della Fiom relative all'applicazione di tale accordo" e viene comunicata "in via meramente tecnica e cautelativa allo scopo di garantire la migliore tutela delle aziende". La disdetta avviene dall'1 gennaio 2012”. Disdetta “tecnica e cautelativa” per smantellare il contratto I padroni non hanno più neppure il coraggio delle proprie azioni. Vediamo: la disdetta “ è puramente tecnica e cautelativa”. Nel contorto linguaggio confindustriale significa che tale atto mette ama un diritto al riparo dalle azioni giudiziarie che la Fiom avrebbe minacciato. Ora, intanto,chiedere che venga rispettato un contratto di lavoro rivolgendosi alla magistratura non è una “minaccia”ma un diritto sancito dalla Costituzione. E poi se il contratto con una operazione di smontaggio dello stesso contratto, seguendo la “via delle deroghe”. I padroni annunciano che " è stato dato incarico ad un'apposita commissione - si legge in una nota - di attivare un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali al fine di definire norme specifiche per il comparto dell’auto” Hanno anche la faccia tosta di escludere che vi sia stata una pressione della Fiat. Dice Ceccardi che il Lingotto "non ha spinto per niente, l'accelerazione che abbiamo imposto è per tutelare le esigenze delle aziende metalmeccaniche". Dopo la vicenda di Pomigliano d'Arco, prosegue "è emerso il convincimento unanime che è necessario proseguire con determinazione nell'adeguamento delle relazioni industriali, alla domanda di maggiore affidabilità e flessibilità che viene dalle aziende”.faccia tosta perché la decisione è fotocopia di quanto più volte detto e scritto da Marchionne. Già che c’erano, come abbiamo detto, via libera alla Fiat e via libera e tutte le aziende. La rappresentanza non è cosa di “lor signori” Non solo. Il direttivo di Federmeccanica, "ritenendo urgente una regolamentazione condivisa del sistema di rappresentanza (sulla cui necessità esiste generale consenso e disponibilità dichiarata delle parti), ha espresso l’auspicio che le Confederazioni attivino al più presto un tavolo per regolamentare la materia per via pattizia". Come dovrebbe essere noto a Federmeccanica la materia così delicata e complessa non si risolve, magari azienda per azienda o settore per settore. Si tratta di un problema che riguarda non solo i lavoratori ma valori fondanti della Costituzione. La rappresentanza non è cosa di “ lor signori”, come li chiamava Fortebraccio, indicando così gli oppressori dei diritti dei più deboli. Suggeriamo ai dirigenti di Federmeccanica di leggere una interessante proposta di legge popolare depositata in corte di Cassazione il 2r4 febbraio 2010. Possono rintracciarla sulla Gazzetta Ufficiale n.46 del 25 febbraio 2010. La proposta indica le “ Regole democratiche sulle rappresentanze nei luoghi di lavoro, la rappresentatività delle organizzazioni sindacali e il referendum per l’efficacia dei contratti collettivi di lavoro”. E’ stata presentata, guarda caso, proprio dalla Fiom. Federmeccanica e Confindustria, leggendola, possono farsi una cultura. Che non hanno. Condividi