Una sala stracolma fino a non poter contenere le tante persone rimaste fuori, quella dell’hotel Michelangelo, in occasione dell’assemblea delle cooperative sociali indetta da Cgil Cisl Uil a Terni. Un’occasione resa necessaria dall’esacerbarsi di una situazione non più procrastinabile. I tagli operati dal Comune e dalla Asl 4 sono una falcidia del lavoro e della qualità del servizio, oltre che delle entrate per gli operatori sociali, che sta assumendo il profilo dello scandalo. In troppi, dagli operatori ai familiari, denunciano il taglio dell’assistenza domiciliare persino a ragazzi diciottenni disabili, liquidati con una semplice telefonata. Sono anche queste le ricadute del taglio di 6000 ore fino a dicembre: servizi che vengono eliminati dalla sera alla mattina, o comunque non più garantiti dall’eliminazione di figure professionali che si vedono sottrarre il lavoro, affidato a figure tecniche qualitativamente non all’altezza. Per non parlare del taglio degli stipendi, delle pause mensa non pagate, della mancanza di tutela della sicurezza del lavoro e del lavoro usurante, come ricorderà Barbara Federici, operatrice del centro geriatrico dell’Actl, fino alla possibilità molto concreta di licenziamenti, conseguenti alla possibile chiusura delle cooperative. Tutte presenti perciò ieri, Actl, Casaligha, Oasi sport, Cultura e Lavoro, Cipss, Aidas, con il loro carico di passione, insieme a tanti disabili altrettanto arrabbiati, e a figure che radunano in sé l’operatore e il familiare, come Guido Botondi, presidente Afad, due figli disabili, un intervento che ha suscitato delle vere ovazioni. Punto centrale, la qualità della vita di questa città, di cui il carattere solidaristico e il modello di welfare sono stati un fiore all’occhiello, con un livello di garanzia dei servizi fino alla garanzia di autonomia dei disabili da “piccola Svizzera”. E’ su questo che Botondi punta il dito dopo la sapiente relazione introduttiva di Fabrizio Colazzoni, Cgil, con la quale proclama lo stato di agitazione delle cooperative sociali che sarà votato all’unanimità alla fine. “Se manca questa politica e si ragiona solo sui soldi – tuona Botondi, non si va da nessuna parte. La politica faccia un passo avanti”. Ovvero indietro, perché “non si può parlare di piano strategico senza gli operatori e senza le famiglie”. Questo il punto centrale ripreso da tutti, da Mauro Manni, 21 anni in Actl, consigliere comunale del Prc, che promette battaglia in Consiglio per “far diventare questa una vertenza cittadina con la stessa diffusione e lo stesso livello di solidarietà della Thyssenkrupp”, a Sandro Corsi, presidente dell’Actl, che denuncia l’inganno delle cifre ufficiali che omettono le spese per gli appalti, come nel caso della Asl di Foligno (47 € pro-capite, portate a 90 e senza ancora conteggiare spesa sociale), pur di dire che quelle della Asl di Terni (127 €) devono essere tagliate. E ancora Ireneo Mancinelli, disabile molto abile nello snocciolare le cifre del ‘disimpegno’ del governo italiano: 0,56% per la spesa sociale, a fronte dell’1,7 del governo tedesco e addirittura del 2,5 di quello francese, a cui si affianca Fabrizio Bartoccini, 20 anni in Casaligha, che ricorda che l’Umbria è diventata la 16esima regione per qualità della vita. Tanti gli interventi di operatori, familiari e sindacalisti che convergono al cuore del problema: la riqualificazione della spesa non può non fare i conti con la qualità della vita e dei servizi pubblici. Un tema che rimette al centro garanzie e diritti del lavoro che i tagli stanno mettendo pesantemente in discussione. Conseguenza del federalismo deciso dal governo centrale, che ha accoppiato le deleghe ai tagli, ovvero ha affidato alle Regioni il compito di massacrarsi da sole. Così ora il Comune non paga da 18 mesi l’80 per cento delle cooperative sociali, il che significa rischio concreto di chiusura, cominciando dalle più povere e meno tutelate. E accanto a questo, ancora da conquistare diritti minimi del lavoro: diritto di sciopero, pausa mensa pagata, tutela della sicurezza sul lavoro e del lavoro usurante. Un vero autodafé del Comune e della Asl 4, due pilastri della gestione pubblica dei servizi sociali, retti peraltro da un sindaco del Pd, Leonardo di Girolamo, e da un dirigente come Vincenzo Panella, noto per essersi sempre professato di sinistra, ma la cui popolarità come tagliatore di teste sembra ora sopravanzare la prima. Il meccanismo delle stanze di potere si ripete, dal governo centrale a quello regionale, il taglio è operato chirurgicamente, è il caso di dire, lasciando che si scateni la competizione fra le cooperative ricche con garanzie e raccomandazioni, e cooperative vere ma senza tutele. Si tratta di cogliere l’occasione per riprendere in mano il settore da parte di chi ci lavora, insieme a chi vive il disagio, per ridefinire a partire dai bisogni e dalla qualità della risposta, lavoro, garanzie salariali e diritti, insieme alla tutela dei posti. Una riorganizzazione del settore che deve andare di pari passo con la trasparenza di tutte le cooperative, perché vengano allo scoperto anche le situazioni di inefficienza, gli sprechi, e la speculazione sulle risorse pubbliche. Se Cisl e Uil, in chiusura tornano sulla salvaguardia dei livelli di attività e del potere d’acquisto, con una scivolata della Uil sul taglio degli stipendi che aizza in un attimo la rivolta, è Wanda Scarpelli, segretaria generale Fp Cgil dell’Umbria, a tirare le fila della giornata caratterizzando quella che è stata messa in campo ieri come una “vertenza territoriale a carattere regionale”. Bloccare i tagli, aprire tavoli di confronto, garantire un percorso partecipativo. Questi i punti sui quali è stato proclamato lo stato di agitazione, con la possibilità di ulteriori iniziative e forme di mobilitazione fino al 16, giorno dell’incontro con i vertici dell’Amministrazione comunale e della Asl, che dovrà tramutarsi in un confronto vero, e aperto. Condividi